Torino, raffica di arresti per la notte di devastazioni e saccheggi nei negozi del centro.

di Attilio Runello. La sera dello scorso 26 ottobre a Torino circa cinquecento persone sono scese in piazza per una manifestazione pacifica contro il lockdown. Si trattava prevalentemente di commercianti. Durante quella manifestazione quaranta giovani – in gran parte di origine magrebina – ne hanno approfittato per saccheggiare alcuni negozi del centro sfondando le vetrine.

Dopo indagini durate alcuni mesi le forze dell’ordine sono riuscite ad identificare gli autori del reato: si tratta di 24 giovani maggiorenni e 13 minorenni. Oltra a due italiani e quattro rumeni il resto della banda è costituito da persone residenti in Italia, emigrati di seconda generazione, con famiglie provenienti dal Marocco.
L’etica ci impone di tutelare per quanto possibile l’identità di queste persone. In ogni caso sono innocenti sino a quando non saranno effettivamente condannati. Tuttavia per via del numero dei saccheggiatori e della loro provenienza sociale è doveroso effettuare una analisi di quello che possiamo inquadrare come un fenomeno sociale che si potrebbe sviluppare.


In Italia pensiamo sempre che quello che avviene di negativo negli altri paesi da noi non si ripete. A febbraio dell’anno scorso eravamo convinti che il virus dalla Cina in Italia non sarebbe arrivato, o comunque non si sarebbe diffuso perché il nostro sistema sanitario era in grado di prevenirne la diffusione grazie al tracciamento dei contatti con cui il portatore del virus era stato. Dopo centomila morti ci siamo accorti di esserci sbagliati, ma non vogliamo ammetterlo, o almeno quelli che erano al governo lo scorso febbraio non lo vogliono fare.

Negli ultimi anni la Francia è colpita da fenomeni di guerriglia urbana di cui sono protagonisti giovani emigrati di seconda generazione. In Francia l’immigrazione è iniziata molto prima che da noi. Ma noi siamo ancora convinti che un fenomeno così in Italia non si verificherà, perché da noi gli immigrati si integrano, trovano lavoro, pagano tasse e contributi e sono una risorsa anche per il nostro sistema fiscale e pensionistico.

Nonostante queste nostre convinzioni – prevalenti  nella sinistra italiana – la polizia ha individuato quasi quaranta giovani che hanno saccheggiato i negozi della città di Torino. Sui media la notizia non ha avuto grande risalto. Anche perché siamo in piena pandemia coronavirus, il segretario del PD si è dimesso e il nuovo governo è ai primi passi. E probabilmente perché i giornalisti non vogliono essere tacciati di razzismo.

Ma quanti saccheggi devono avvenire prima di capire che aprire le porte in modo indiscriminato all’emigrazione di massa è un errore? Dobbiamo quantomeno ascoltare i moniti che arrivano dall’Unione europea.

Un anno fa dalla Turchia decine di migliaia di immigrati si erano ammassati al confine con la Grecia per entrare nel territorio dell’Unione. La Grecia negli anni precedenti aveva blindato il confine terrestre con l’erezione di un muro. La polizia greca è intervenuta in massa e ha resistito ai ripetuti assalti degli emigranti che cercavano di entrare in modo illegale. In quella occasione Ursula von der Leyen si è recata in Grecia per sostenere lo sforzo del governo greco della difesa dei confini dell’Unione. In quella occasione la Commissione diede al governo greco settecento milioni di euro per continuare in questa battaglia.

La linea dell’Unione europea è quella di contrastare l’immigrazione illegale e favorire gli accordi di rimpatrio. I paesi dell’Unione hanno ambasciate e consolati sparsi in tutto il mondo. Si entra nell’Unione solo se si è cittadini dell’Unione oppure richiedendo il visto. Con alcuni paesi è consentito l’ingresso temporaneo con passaporto, ma si tratta di paesi con rapporti di amicizia di lunga data.

 

Naturalmente i tanti conflitti, le persecuzioni, le instabilità di molti paesi non possono lasciarci indifferenti, ma non possiamo farci carico di tutto. Le forze occidentali si sono fatte carico della guerra contro l’Isis, e continuano a farsene carico. Si sono fatte carico della guerra contro i talebani in Afghanistan che avevano imposto una dittatura islamica e favorito il terrorismo di Alquaida.  Si sono fatte carico della stabilità nella penisola balcanica.

Naturalmente possiamo solo augurarci che i saccheggi non si ripetano e che il processo a questi giovani serva da monito agli altri, ma rimane la convinzione che le argomentazioni che per la civiltà europea hanno una efficacia non la hanno per le persone che sono portatori di una cultura diversa – come questi giovani –  che noi non condividiamo.

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