In Italia gli stipendi più bassi d’Europa!

Secondo un report dell’Istat, ad ottobre 2010, la retribuzione oraria lorda di un lavoratore dipendente del Belpaese, espressa in termini nominali (senza tener conto del potere di acquisto), è inferiore di circa il 14,6% a confronto con quella della Germania, del 13% nel paragone con il Regno Unito e dell’11% con la Francia! Insomma siamo sì in Europa ma con gli stipendi più bassi piazzandoci  al 12° posto nella classifica “salari” della Ue ben al di sotto della media della zona euro! Nel particolare in Italia la retribuzione oraria lorda si attesta intorno a 14,5 euro. Più in generale nella graduatoria europea, i valori più elevati si registrano in Danimarca (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro), quelli più bassi in Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia e Lituania (rispettivamente 3,78 euro e 3,44 euro). Quanto al rapporto, pubblicato dall’Istituto di statistica all’inizio della settimana, si tratta di una rilevazione quadriennale sulla struttura delle retribuzioni, armonizzata a livello europeo. L’indagine analizza il mese di ottobre perchè sono limitati gli effetti della stagionalità e la presenza di giorni festivi. Dalla rilevazione, viene sottolineato, sono escluse oltre alle attività del settore agricolo, quelle della pubblica amministrazione in senso stretto (amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria). Inoltre, spiega l’Istat, «nei confronti internazionali, al fine di tenere in considerazione le differenze della durata del lavoro e dei sistemi nazionali di welfare, è utilizzato generalmente l’indicatore della retribuzione lorda oraria». Il risultato sono, viene evidenziato, «dati armonizzati a livello europeo» che «permettono il monitoraggio, a cadenza quadriennale, dell’andamento del mercato del lavoro e delle retribuzioni nei diversi Paesi, fornendo rilevanti informazioni per l’orientamento delle politiche del lavoro e la valutazione del grado di competitività delle economie nazionali». Il 65% delle famiglie italiane valuta che il proprio reddito è inferiore al necessario ed è aumentata la quota di coloro che hanno un reddito insufficiente a coprire i consumi. E’ l’allarme di Bankitalia in due studi in cui avverte che in crisi sono soprattutto giovani e affittuari. Nel complesso dagli studi emergono chiari segnali di difficoltà delle famiglie nel riuscire a risparmiare la quantità di risorse desiderata: la quota di quelle che ritengono di avere effettive possibilità di risparmio si è collocata su livelli storicamente bassi, intorno al 30% dalla metà dello scorso decennio (contro il 50% degli inizi degli anni ’90). E l’incremento più diffuso di coloro che nel 2010 hanno segnalato un reddito inferiore a quanto ritenuto necessario si è verificata tra i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale. Alcune famiglie, rileva Bankitalia, hanno risentito della crisi più di altre: in particolare, per i nuclei a basso reddito, per quelli giovani e per gli affittuari quasi tutti gli indicatori esaminati hanno registrato un peggioramento. E la propensione al risparmio è ulteriormente diminuita dopo il 2008 ed è aumentata la quota di famiglie con reddito insufficiente a coprire i consumi, in particolare per le famiglie a basso reddito: la metà dei nuclei appartenenti a questa classe ha entrate insufficienti a ripagare i consumi. L’aumento degli squilibri, osservano ancora gli economisti della Banca d’Italia, è messo in luce anche dall’incremento della concentrazione della ricchezza: tra il 2008 e il 2010 la quota di ricchezza netta posseduta dai tre quartili di reddito più bassi è diminuita a vantaggio della classe più elevata. L’esigua frazione di ricchezza detenuta dai nuclei giovani si è ridotta ulteriormente. Se si considera una misurazione della povertà, che oltre al reddito, prenda in considerazione anche la ricchezza, emerge un peggioramento di tali indicatori fra il 2008 e il 2010, in misura particolarmente accentuata tra giovani e affittuari. Nel 2010 le famiglie povere di reddito e ricchezza al netto della casa di residenza erano l’8,8%, in lieve aumento rispetto al 2008. Tra quelle giovani invece l’incidenza della povertà è aumentata di quasi tre punti fino a raggiungere il 15,2%. Per gli affittuari la percentuale è ancora maggiore, pari al 26,1%, in aumento di 3,5 punti tra le ultime due rilevazioni.

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