I Super-stipendi dei dipendenti della Camera cresceranno di altri 8milioni di euro!

Per il rinnovo del contratto di tutti i ‘normali’ impiegati dello Stato italiano  dopo otto lunghissimi anni di vacche magre – non si trovano 85 euro lordi, ma per gli Statali di ‘Serie A’, quelli che ‘Lavorano’ a Montecitorio, i ‘Super-dipendenti-pubblici’ quelli degli ‘stipendi d’oro’, tanto per capirci, sarebbero in dirittura d’arrivo per il 2018 altri 8milioni di euro! Insomma, come si dice in tempi di siccità, piove sul bagnato! 
E’ questo l’effetto – calcolato nella relazione allegata al bilancio della Camera – dell’addio a fine 2017 ai cinque tetti alle retribuzioni, fissati tre anni fa dalla presidenza della Camera dopo l’approvazione definitiva della legge che imponeva un limite di 240.000 euro annui lordi per tutti i dirigenti dello Stato. Ma i tre anni scadranno a dicembre di questo anno e senza nessuna proroga a quel provvedimento, i dipendenti di Camera e Senato torneranno presto ad incassare i loro ‘stipendi d’oro’, anche superiori al famigerato tetto dei 240mila euro. Pertanto, dal 1° gennaio 2018 avremo ancora barbieri e uscieri da 136mila euro l’anno, elettricisti da 156mila euro e consiglieri parlamentari da ben 358mila euro l’anno, vale a dire stipendiati più di Mattarella o della Merkel. La restaurazione dei privilegi è la morte dei tagli imposti dalla Boldrini nel 2014 sull’onda delle riduzioni imposte nel pubblico impiego. Le delibere dell’Ufficio di Presidenza sono state impugnate e nel 2015 la Commissione giurisdizionale e il collegio d’appello si sono pronunciati dichiarando che i tagli erano legittimi ma dovevano essere ‘temporanei’, appunto validi per tre anni. Ecco perché il 31 dicembre 2017, senza una proroga, le riduzioni salteranno e si tornerà ai faraonici ‘stipendi d’oro’! D’altra parte non è certo un segreto che gli stipendi del personale delle due Camere siano altissimi. La fotografia di oggi è persino inquietante: alla Camera e al Senato ogni 15/16 dipendenti ce n’è uno che supera il tetto dei 240 mila euro annui. Già perché ai 2.325 dipendenti delle due Camere è riservato un trattamento assai favorevole che funziona – grosso modo – così: stipendio alto già in origine, poi ogni due anni uno scatto all’insù del 2,5%. Attenzione, però, il 2,5% non è calcolato sulla retribuzione iniziale già corposa ma sulla busta paga gonfiata dal precedente scatto biennale del 2,5%. Dal ventesimo anno di servizio in poi gli aumenti sono di migliaia e migliaia di euro. Esempio: dopo 20 anni di lavoro un consigliere parlamentare (l’incarico più prestigioso al quale si accede dopo selezioni durissime) prende 228 mila euro annui. Dieci anni dopo è a quota 318.000. Al quarantesimo anno arriva a 358.000. Siffatta progressione vale, in proporzione, anche per incarichi rispettabilissimi ma meno impegnativi come quello di commesso o di barbiere. Per queste figure lo stipendio dopo 20 anni di lavoro è di 90 mila euro lordi (4.500 netti per 12 mensilità) ma cresce del 50%, a quota 136.000, al 40esimo anno di attività. La legge dello scatto è micidiale. E vale per tutti, indipendentemente dal merito e dall’impegno dei singoli. Alla faccia di quel ‘Fantozzi’, impiegato in un ministero romano, che a fine mese, a parità di requisiti e mansioni con un suo pari-grado di Camera e Senato, riesce a portare a casa a malapena 1.200euro!

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