Il pupazzo di Camele e… il paese dei cachi.

di Maria Pia Caporuscio. Se si deve tornare a votare per colpa della sozza legge elettorale, che nessuno ha voluto cancellare, gli italiani (se ancora posseggono un briciolo di cervello), dovrebbero in massa disertare le urne o tutt’al più votare Beppe Grillo e mandarli tutti a casa perché indegni di governare. Gente senza morale, senza pudore che per soldi venderebbe anche i figli. Siamo l’esempio più vergognoso della società civile, la peggiore classe politica che mente umana possa concepire. Gente che usa i soldi dei contribuenti come carta igienica. Questi esseri devono sparire dalla circolazione.
Costringere un paese da essi ridotto alla fame a spendere miliardi per una doppia votazione è inaccettabile. Come inaccettabile è il comportamento di quella parte della popolazione che ha venduto l’anima al diavolo per un pugno di monetine. Votare ancora per chi li ha tentati come Satana tentava Cristo nel deserto e lasciarsi comprare, fa rabbrividire! Sono degni gli uni dell’altro. Ma quello che è terrificante è che a questi esseri privi di dignità, viene accomunata purtroppo, anche la parte onesta e pulita della popolazione per bene, che vuole essere governata da gente degna. Dunque per questa gente i nostri guai erano dovuti solo al pagamento dell’IMU e non all’immoralità che ha trasformato il Parlamento in un ‘puttanaio’, non alle leggi ad personam, non era la corruzione, l’immoralità, l’incapacità o la crocifissione della gente onesta e il trionfo della malavita, no, era solo il pagamento dell’IMU! Siamo per davvero “il paese dei cachi” come canta “Elio e le storie tese” e dunque non basta sostituire i politici necessita riparare i guasti del cervello a quel quarto di italiani cui si è inceppato. Voglio raccontare ai signori che si sono lasciati tentare dal rimborso dell’IMU, la storia di un contadino, Giovanni Mele – detto poi Camele – che un giorno, mentre vangava la terra lungo il fiume, si sentì chiamare e voltandosi vide in mezzo al fiume un uomo che voleva regalargli un sacchetto di monete e lo invitava a raggiungerlo per darglielo. Stupito, il contadino, si accinse a raggiungerlo ma d’un tratto apparve Giovanni Battista e lo fermò dicendo che si trattava del diavolo che lo tentava per farlo affogare. Da quel giorno ogni anno nella prima domenica di maggio in un paesino della ciociaria, Pontecorvo, si festeggia con una gran festa l’avvenimento e si getta nel fiume “il pupazzo di Camele” come a voler gettare la stupidità di farsi tentare dai soldi. Peccato che non sia apparso S. Giovanni anche a questi moderni “Camele”.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *