Il governo delle lunghe attese… in attesa dei processi del Cav.

Il quadro dell’attuale politica italiana sembra un dipinto astratto: astratto dalla realtà. E chiunque passa davanti a quella tela non manca di dare la propria pennellata. Così quello che si sta via via delineando è un quadro a tinte sbiadite, dai tratti sempre più incerti e confusi, dai colori sempre più smorti, dove l’astrazione del “decreto del fare” stenta a trovare la necessaria e indispensabile concretezza, e dove il tema delle ipotesi di nuovi governi, possibili quanto improbabili, prende decisamente il sopravvento su quello delle questioni reali del Paese. Urgenze e necessità dei cittadini sono relegate a fare da sfondo agli intrallazzi e alle logiche di “palazzo” sempre in primo piano, sempre al centro dell’attenzione della politica italiana, ma sempre più natura morta nel contesto di una nazione intera che reclama a piena voce crescita, sviluppo e occupazione. Insomma, incertezza politica e astrazione dai temi reali, dovute soprattutto alla esigua affidabilità e stabilità dell’attuale esecutivo sul quale incombe, come una spada di Damocle, la settimana di passione giudiziaria del Cavaliere. L’estate 2013, questo mese di giugno in particolare, per Silvio Berlusconi passerà alla storia per l’alta concentrazione di processi e decisioni giudiziarie. Si comincia domani: la Consulta in camera di consiglio decide sul legittimo impedimento del marzo 2010 nel processo Mediaset. Una questione che potrebbe costare al Cavaliere 560 milioni di euro, tanto il risarcimento che andrebbe all’Ingegner De Benedetti. Seconda tappa della personalissima via crucis giudiziaria di Silvio Berlusconi, lunedì 24 giugno, quando si chiuderà a Milano il processo Ruby con la sentenza di primo grado. Terza tappa, il 27 giugno con un doppio appuntamento. Il primo: a Napoli inizia l’udienza preliminare per la presunta compravendita del senatore De Gregorio. Il secondo: a Roma, in Cassazione, per l’ultimo atto della vicenda Mondadori-Fininvest. In parallelo, sul fronte politico, ci sarà la battaglia sull’ineleggibilità al Senato del Cavaliere, e il dilemma etico per la sinistra di continuare un’alleanza di governo con chi, molto probabilmente, vedrà bocciarsi dalla Consulta il legittimo impedimento, spalancando così le porte verso l’ultimo grado di Cassazione, per non parlare del processo Ruby, dove in primo grado difficilmente Berlusconi eviterà una condanna. Insomma,  un governo nato male e che rischia di finire peggio. E allora, più che legittimo il fatto che il Cavaliere rimanga appigliato al salva-governo delle larghe intese: “Ribadisco quello che ho detto tante volte, alla Consulta c’è una maggioranza di giudici di sinistra. So che mi stanno per dare dei dolori, ma questo non deve avere conseguenze sulla tenuta del governo. Comunque vada, nessuna conseguenza sul governo.“.
Ma quelli del Pd come continueranno, ancora, a spiegare e, ancora, a giustificare la necessità di questa incestuosa alleanza di governo al proprio elettorato, quando con quelli di Nichi Vendola e i dissidenti dei 5stelle ci sarebbero tutti i numeri per dare vita ad un nuovo esecutivo?

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