Il nuovo razzismo da Coronavirus: “È morto? Era anziano…”. di Alessandro Sallusti

di Alessandro Sallusti. Sono anziani, e quindi spesso già malati di loro, i primi morti italiani del Coronavirus.

Nei commenti ufficiali e nelle chiacchiere tra conoscenti e amici è quello dell’età l’argomento principe per scacciare la paura di essere coinvolti nell’epidemia o per depotenziarne gli effetti. Io non sono più giovane, ma neppure ottantenne, quindi sono in una specie di limbo: in caso di contagio, essendo pure cardiopatico, rischio di morire ma non troppo, diciamo una cosa giusta. È ovvio che i primi a cadere, in guerra come nella vita, sono i più deboli o se volete i meno forti. E sarebbe banale ricordare che dopo i primi (i vecchietti) è il turno dei secondi (gli adulti) e poi dei terzi (i giovani) come è purtroppo successo in Cina dove l’età media dei contagiati secondo uno studio dell’americana Emory University pubblicato dalla rivista scientifica Jama -, si attesta attorno ai 54 anni.

Ma attenzione, mettiamo pure che l’azione più virulenta del virus resti confinata nella terza età, che per gli statistici inizia chissà perché a 65 anni. Parliamo di un bacino potenziale di oltre dodici milioni di persone a rischio, tanti sono gli ultra sessantacinquenni in Italia. E se stringiamo il campo agli ultra ottantenni non tutti ovviamente in ottima salute la cifra scende a quattro milioni (di cui uno nella sola Lombardia), direi non proprio noccioline.

Se l’epidemia dovesse fare strage in questa fascia di popolazione darebbe certo una mano ai traballanti conti dell’Inps, ma non mi sembra questo un valido motivo per lasciarglielo fare. Non è che la vita di un anziano con la salute «così così» vale meno di un’altra. Anzi, semmai va più protetta proprio perché più fragile. E proteggerla non è soltanto compito delle autorità preposte ma anche direi soprattutto di chi anziano non è e che con i suoi comportamenti («tanto io sono forte, sano e la faccio franca») può seminare il virus là dove attecchirà con più violenza.

In un’epoca in cui tutto (spesso anche le scemenze) è definito razzismo, teniamo alta l’allerta sul razzismo contro gli anziani. Ieri non sono morti di Coronavirus due ottantenni, ma due persone esattamente come chiunque di noi. Se non deve contare il colore della pelle, perché mai dovrebbe essere importante l’età?

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4 Responses

  1. Anonimo ha detto:

    Concordo al 101%

  2. Assuntina'50 ha detto:

    Gli anziani sono un costo per l’Inps? Forse qualcuno dimentica che in età lavorativa gli attuali anziani-pensionati hanno versato i propri contributi nelle casse previdenziali, quindi non stanno rubando proprio un bel niente, semmai i ladri vanno ricercati altrove!

  3. Aida GE ha detto:

    Sempre dalla parte dei più deboli. Sempre a difesa dei bambini e degli anziani, altrimenti non è un Stato libero, civile e democratico quello in cui viviamo!

  4. Giacomo-TO ha detto:

    Su Youtube c’è un video di Adam Kadmon sul Coronavirus.
    Adam dice tre cose:
    1) Il virus è molto infettivo.
    2) Colpisce le persone debilitate.
    3)E’ vero che la mortalità è del 2% ma su grandi numeri e per la legge della progressione aritmetica, il 2% è tanto.
    Gli anziani in Italia sono circa 16.000.000 ma non sono organizzati in un partito o movimento che li rappresenti, ergo sono il bankomat per: Stato-figli-nipoti.
    In una società sempre più feroce e lontana dai valori cristiani, è normale che la morte dell’anziano significa meno costi per l’INPS,…
    Quando gli anziani comprenderanno di avere un peso Politico ed Economico qualcosa muterà.
    Vale sempre il proverbio: chi pecora si fa lupo la mangia.

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