Il debito pubblico devono pagarlo i più “ricchi”, i “soliti fessi” hanno già dato!

di Redazione. 400miliardi per dare liquidità alle imprese piegate dal Coronavirus e costrette a chiudere fino a non si sa quando. 200miliardi per il mercato interno, 200 per l’export. Una fetta da 30miliardi dedicata alle piccole e medie imprese, agli autonomi e alle partite Iva che abbiano già usato appieno il ricorso al Fondo di garanzia per le pmi. Dopo i 350miliardi già previsti nel decreto Cura Italia, arriva una nuova iniezione di soldi per far ripartire il motore del Paese. “Una potenza di fuoco enorme”, come dice Conte quando compare alle 20,30 in diretta tv dopo un lunghissimo Consiglio dei ministri. “Non ricordo un intervento così poderoso nella storia della nostra Repubblica per il finanziamento alle imprese”.

Insomma, una valanga di soldi che fanno lievitare a dismisura il già corposo debito pubblico italiano. Ora tutto sta a vedere come questo debito verrà pagato, ma soprattutto da chi. Non vorremmo che anche stavolta a pagare il dopo emergenza fossero sempre e soltanto i “soliti fessi”, che già sono stati e vengono tutt’ora spremuti fino all’ultimo centesimo per risanare il debito pre-coronavirus.

La speranza, seppure remota di pensionati, lavoratori dipendenti, piccoli risparmiatori e proprietari di casa, è che almeno stavolta siano i “ricchi” a saldare il debito post-coronavirus!

Lo Stato italiano farebbe bene a lasciare nel cassetto la “patrimoniale”, il cui effetto sarebbe solo negativo portando ad una contrazione dei consumi e ad una ulteriore depressione economia.

Considerata l’eccezionalità degli eventi e il fatto che siamo in recessione da oltre un ventennio durante il quale le politiche “lacrime&sangue” imposte alla popolazione non hanno fatto altro che far crescere non solo il debito, ma pure la povertà portando alla scomparsa del ceto medio, stavolta occorre un patto tra lo Stato italiano e i “ricchi” del paese, ovvero con quel venti per cento di italiani che detengono il 72% della ricchezza nazionale. E il patto consiste in questo: il debito lo pagano i “ricchi” in comode rate spalmate su cinque anni durante i quali lo Stato s’impegna a non aumentare la pressione fiscale sui loro beni e sul loro fatturato.

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1 Response

  1. @Capezzone ha detto:

    +++Ogni riferimento è puramente casuale+++
    Un governo che chiude tutto e organizza un mini prestito per farsi pagare le tasse (con scadenze che si limita a spostare di qualche settimana) prepara il terreno per la rivolta fiscale.

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