Il Colosseo torna all’antico splendore.

Tornano a splendere le prime arcate del Colosseo, monumento simbolo di Roma e dell’Italia in tutto il mondo.
Romani e turisti stanno tutti lì sotto, col naso all’insù, a rimirare i colori caldi e accesi, soprattutto verso il tramonto, delle prime cinque arcate dell’anfiteatro Flavio, liberate dai segni del tempo e dello smog. 
Le tinte sono quelle di un secolo fa: dal miele all’ocra, dal rosa antico all’arancio, all’oro. 
L’ambizioso progetto di restauro mirato a far tornare il Colosseo a com’era prima che smog, intemperie e incuria, lo ricoprissero di erbacce e di una funerea patina nera che ne nascondeva oltre alla bellezza anche crepe e cedimenti strutturali, procede concretamente dopo anni di chiacchiere e inutili polemiche. 
L’opera di restauro dell’Anfiteatro Flavio, inaugurato da Vespasiano nell’80 d.C, è ancora in corso e il suo completamento, finanziato con 25 milioni di euro, è previsto per la primavera del 2016. 
Intanto le prime arcate del monumento sono state liberate dall’impalcatura, restituendo ai romani e soprattutto ai turisti una porzione completamente restaurata delle antiche arcate romane. E con l’avanzare dei lavori si scopre pian, piano il resto del celebre monumento che grazie al restaurato torna a risplendere con quelli che furono, secoli fa, i suoi colori naturali, dal giallo all’ocra, passando per il miele e l’avorio. Per rimuovere le croste di smog ed altri detriti sedimentati negli anni, i restauratori hanno utilizzato procedure ad hoc per non intaccare il materiale lapideo: acqua nebulizzata a temperatura ambiente senza aggiunta di solventi.
Il progetto di restauro – finanziato dal gruppo Tod’s – prevede il restauro del prospetto settentrionale e di quello meridionale, compresa la realizzazione di nuove cancellate al primo ordine; la realizzazione di un centro servizi che consenta di portare in esterno le attività di supporto alla visita, che sono attualmente all’interno del monumento; il restauro dei sotterranei (ipogei) e degli ambulacri del monumento; l’integrazione degli impianti. 
L’opera di restauro è stata possibile grazie ad una forte sinergia tra pubblico e privato, e costituisce un esempio che dovrebbe essere seguito da tutte le altri grandi realtà imprenditoriali italiane. I beni culturali dell’Italia, il suo immenso patrimonio artistico, rappresentano una ricchezza inestimabile che nessun altro Paese può vantare. Custodirli gelosamente, valorizzarli e riportarli al loro antico splendore attirerà sempre più turisti nel nostro Paese mettendo in moto un circuito virtuoso in grado di creare imprese e occupazione. Soprattutto occupazione giovanile: ragazze e ragazzi che avranno un lavoro e allo stesso tempo potranno contribuire allo sviluppo culturale ed economico del nostro Paese, orgogliosi di poterlo fare.

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