I nostri ragazzi non sono tutti disperati come li raccontiamo.

di Don Antonio Mazzi. Che fine hanno fatto i nostri ragazzi? Sono tutti Gen-Z, tutti tiktoker, tutti su Yolo? Abbiamo perso tutti gli adolescenti? Fuori controllo, abbandonati dalle istituzioni, iperprotetti dalla famiglia, lottizzati e imbambolati dai media e dai social, bloccati sul presente senza progetti per il futuro, forti nel branco e deboli individualmente, emozionalmente irritabili, fragili?

Se poi volgiamo andare un po’ più avanti e affrontiamo i gesti aggressivi, ci si presenta un repertorio per noi “normali”, dolorosissimo: gravi forme di bullismo fisico ed emotivo, movide violente, abuso di alcool, risse, aggressioni fisiche e sessuali (molestie, stupri, furti, spedizioni punitive organizzate sui social). A parole l’intimidazione (stalking), all’omicidio. E poi: atti crudeli e vandalici conto animali e cose per il gusto di far male o di danneggiare strutture che sono di tutti.

Ho fatto l’elenco delle cose che ogni giorno vediamo realizzarsi o di cui sentiamo parlare. Mi dovete scusare, ma io non me la sento di descrivere così i nostri adolescenti, perché potrei fare un altro elenco ancora più nutrito di casi ottimi, di giovani impegnati e di gruppi di ragazzi molto positivi. Eppure la gente, anche a causa del nostro modo di raccontarli sulla stampa, ormai si “fotografa” i giovani così.

Mi scuso se ho dimenticato il cutting. Lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet dice che “tagliarsi è un rito ipnotico e catartico”. E lo psicologo Matteo Lancini dice che “tagliarsi è un comportamento anestetico che parte da un malessere interno e si propaga su determinati comportamenti che quel malessere tendono a zittirlo”. Invece Giuseppe Maina, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Torino, mette in guardia per “l’aumento delle prescrizioni da parte di specialisti di psicofarmaci”, ma anche sull’abuso tra i giovani al di fuori delle indicazioni mediche.

Ora io, a mia conferma, cito la lettera di Andrea (nome a caso): “Voglio essere tra tutte le persone che cercano di unire; voglio far parte di tutti quei ragazzi che hanno la speranza per il futuro, che cercano la positività e con sacrificio vanno avanti cercando la bellezza della natura, che malgrado tutte le difficoltà che incontrano, vanno dritti verso l’obiettivo e verso la meta”.

È una testimonianza positiva contro un mare di “disperazioni”. Eppure, credetemi, c’è un mare di Andrea là fuori!

Fonte: https://www.exodus.it/notizie/2023/i-nostri-ragazzi-non-sono-tutti-disperati-come-li-raccontiamo-24-03-3023.html#news

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1 Response

  1. Attilio Runello ha detto:

    Caro don Mazzi,
    Le crediamo ma i giornali.si occupano di cronaca e i componenti normali non fanno notizia.
    Se si segue lo sport si assiste all’impegno di tanti/e giovani che fanno cose normali.
    Quando i giornalisti parlano di impegno di volontariato si vedono foto di gente normale
    Oppure quando parlano delle migliaia di giovani che partecipano ai concorsi o che sostengono gli esami di maturità.

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