Grillo vuole andare alle elezioni subito e vincerle? Allora salvi Berlusconi!

di Mario Adinolfi. Il 29 aprile 1993 la Camera dei Deputati negò l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi, ex presidente del Consiglio e parlamentare in carica. Decisivo, con il voto segreto, fu il gruppo dei deputati leghisti di Umberto Bossi che insieme ai missini di Gianfranco Fini adottarono una intelligente tattica parlamentare: salvare Craxi nell’urna in segreto e platealmente gridare “ladri ladri” all’indirizzo della maggioranza democristian-socialista che si riteneva avesse votato a favore dell’ex premier. Sia Lega che Msi erano considerati nel 1993 partiti antisistema e sia la politica tradizionale che la grande stampa guardavano con estremo sospetto e un pizzico di disprezzo a Bossi e Fini. Esito di questa storia? Nel 1994 Lega e Msi erano al governo, Craxi era latitante, Dc e Psi non esistevano più. Con una sola “mossa del cavallo” di tattica parlamentare (subito dopo il no all’autorizzazione a procedere contro Craxi vennero le monetine dell’hotel Raphael e il collasso del sistema della cosiddetta prima Repubblica) Bossi e Fini ottennero tutto quello che neanche lontanamente sognavano. E restarono al governo, con alterne vicende, per quasi vent’anni.
Far saltare un sistema di potere consolidato non è mai un gioco facile. Non è un pranzo di gala, usava dire Lenin. Si scrive spesso che il M5S di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio è la Lega del ventunesimo secolo. Io sono d’accordo: invece di avere un territorio “fisico” di riferimento (il Nord), ha un territorio virtuale, che è la rete con i suoi abitanti. Anche il M5S è un movimento antisistema. In questa logica ha fatto e farà bene a rifiutare apparentamenti, alleanze, lusinghe per entrare a far parte di maggioranze anomale di governo. Però anche i movimenti antisistema, se non vogliono essere ricacciati nel nulla da cui provengono, devono portare a casa risultati tangibili. Urlare contro la stampa cattiva che parla solo delle divisioni interne e mai dei supposti grandi risultati ottenuti nell’azione parlamentare, è puerile. Dividere il mondo in cattivi e buoni anche. La politica è un gioco tosto, sporco. Si individua un obiettivo e si combatte per ottenerlo: se l’obiettivo è il governo del paese, ottenerlo non sarà una passeggiata. E bisogna saper sfruttare le occasioni.
Il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi è la seconda grande occasione che si offre al M5S. La prima è stata l’elezione del presidente della Repubblica e sappiamo come è andata. Adesso il M5S deve decidere cosa vuole. Vuole andare alle elezioni subito e vincerle? Ha una sola possibilità: salvare Silvio Berlusconi. La situazione è esattamente al contrario di come viene raccontata: se Berlusconi sarà dichiarato decaduto, la legislatura proseguirà nonostante qualche strepitio da Arcore. Se Berlusconi a sorpresa verrà salvato dall’aula del Senato, tempo due giorni il presidente Napolitano sarà costretto a firmare la resa e a novembre si voterà. Gli esiti, anch’essi, saranno opposti a quelli che il senso comune sa e vuole pensare: Berlusconi decaduto sarà tutt’altro che game over, uscirà rafforzato dal martirio e tirerà a lungo i fili del governo; Berlusconi salvato sarà politicamente morto travolto dall’indignazione popolare, decadrà comunque per via dell’interdizione che il 19 ottobre verrà ricalcolata al tribunale di Milano e gli converrà seguire la strada dell’amico Craxi per evitare la furia della magistratura negli altri processi che pendono sulla sua testa.
Alle elezioni novembrine il Pdl-Forza Italia non si presenterà neanche e il Pd sarà in enorme difficoltà. Il M5S dovrebbe solo spingere la palla in rete e decidere come comporre il proprio governo. Ovviamente per salvare Berlusconi in Senato il M5S dovrebbe votare in suo favore in maniera segretissima, urlando tutta l’indignazione dopo l’esito del voto e negando con estrema nettezza qualsiasi collaborazione alla costruzione della zattera di Silvio. In questi giorni poi dovranno insultare gli opinionisti come Mario Adinolfi che danno suggerimenti di tattica parlamentare come questo che state leggendo, gridando che loro seguiranno solo il volere dei cittadini che li hanno mandati in Parlamento, perché loro sono dipendenti di quei cittadini e quei cittadini vogliono Berlusconi in galera. Dopo aver urlato e insultato i Lucignoli come me, però, ragionino. E studino la case history del 1993, perché sono esattamente nella stessa situazione e possono ottenere lo stesso clamoroso successo che allora ottennero, con una mossa spregiudicata, i partiti antisistema.
La rivoluzione non è un pranzo di gala.  Sarà bene tenerlo a mente. Perché lo scenario alternativo, con Berlusconi decaduto e possibile maggioranza di sostegno a un nuovo governo “istituzionale”, prevede di spaccare il gruppo parlamentare del M5S tra governisti e irriducibili usando lo specchietto per le allodole di una nuova legge elettorale che, qualsiasi essa sia, sarà punitiva per i pentastellati rispetto all’attuale. Divisioni interne, nuova legge elettorale, tempo che passa: il mix che porterà il M5S a sparire o quasi. Per aver voluto fare i politicamente corretti. Ma il Parlamento è una giungla, dove vige solo la legge dei rapporti di forza. Il Movimento Cinque Stelle lo capisca e sappia applicarla. Perché oggi ha forza, domani meno, dopodomani non conterà più nulla. E sarà l’ennesimo spreco di energie positive in questo paese.

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