Governi nazionali sempre più succubi della Troika.

di Massimo Ragnedda. Dal 2008 ad oggi il tasso di democrazia è regredito in 15 dei 17 paesi dell’Eurozona. L’indice di democrazia pubblicato dall’Economist Intelligence Unit (EIU) si basa su 60 indicatori appartenenti a 5 categorie che vanno dal pluralismo politico alle libertà civili, dalla cultura alla partecipazione politica. Il peggior risultato, dopo l’Olanda il cui indice è crollato dello 0,58, va alla Grecia il cui indice è precipitato di 0.48 punti. Anche la Germania segna una vertiginosa caduta in termini di democrazia segnando un -0,48, così come l’Irlanda (-0,45), la Spagna (-0,43) e Cipro (-0,41). L’Italia, giusto per dovere di cronaca, cede un 0,24 e si colloca al 13 posto su 17: dietro di noi solo Grecia, Estonia, Slovacchia e Cipro. Il problema greco, e che riguarda sempre di più anche l’Italia e tutti gli altri stati europei, è che le politiche economiche e sociali non sono dettate dai politici eletti con il libero voto popolare, ma da oscuri burocrati legati all’alta finanza internazionale e alla cosiddetta elite finanziaria. Si svuota così di senso uno degli aspetti più importanti delle democrazie elettive: la volontà popolare. La Troika, ovvero BCE (Banca Centrale Europea), FMI (Fondo Monetario Internazionale) e Commissione Europea, impone manovre finanziarie lacrime e sangue che distruggono il tessuto sociale, il Welfare State e svuotano di senso la democrazia. Nel frattempo le grandi banche di affari, gli speculatori e i grossi fondi pensione privati si arricchiscono alle spalle dei cittadini, sempre più vessati e umiliati. Si arricchiscono dalle privatizazzioni, dai tassi di interessi che gli Stati sono costretti a pagare agli speculatori finanziari e dal debito pubblico. Si arricchiscono comprando, a prezzo di svendita, i gioielli di famiglia, ovvero aziende e proprietà in mano allo Stato che pur di far cassa si vede costretto a vendere. Si arricchiscono, in una parola, facendo gli strozzini. E mentre loro si arricchiscono in Grecia chiudono gli ospedali, le Università, le scuole, decine di migliaia di dipendenti pubblici vengono licenziati in massa e a quelli che rimangono occupati tagliano lo stipendio del 30%. Tutto questo non ha niente a che fare con la democrazia. E i dati sono lì a ricordarcelo. Gli Stati perdono, ogni giorno di più, la loro sovranità nazionale e i cittadini perdono, ogni giorno di più, il loro potere di decidere da chi essere governati. Essere governati da un governo di centro destra o di centro sinistra (non è un caso infatti che le grandi coalizione spuntino pian piano in Europa) non fa oramai una grande differenza (se non, in parte, in termini di diritti umani), poiché tutti sono soggetti alle direttive della Troika. Piaccia o non piaccia i governi nazionali hanno perso il loro valore e la politica economica e sociale di uno Stato viene decisa da persone non democraticamente elette. E non di certo nell’interesse della popolazione. Assistiamo dunque, ovunque in tutta Europa, ad una perdita di sovranità e di democrazia e alla trasformazione di governi nazionali in esecutori materiali di decisioni prese altrove. Aveva ragione Bauman quando qualche anno fa mise in evidenza come gli stati nazionali si stanno lentamente tranformando in commissariati di polizia, il cui unico scopo è quello di imporre ordine sociale e sanzionare chi devia e garantire, così, che il sistema si preservi. Il tasso di democrazia, e i dati forniti dalla Economist Intelligence Unit sono lì a dimostrarcelo, è in caduta libera quasi ovunque in Europa. Sono aspetti sui quali è bene riflettere. Sono aspetti che devono necessariamente indurci a riflettere. Prima che sia troppo tardi.

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