Il costo della spesa previdenziale devono pagarlo anche i pensionati di ieri.

Chiudono la stalla dopo che i buoi sono scappati! Questo è quanto stanno facendo i nostri governanti in materia di pensioni.

Negli anni del bengodi c’erano le baby pensioni, ovvero le pensioni erogate a lavoratori che avevano versato contributi previdenziali solo per pochi anni (14 anni 6 mesi e un giorno) e ai quali è stata concessa la possibilità di ritirarsi dal lavoro con poco più di 40 anni.

In Italia vi sono state circa 256 mila persone che hanno ricevuto la pensione in un’età giovane, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta. Sono costate 102 miliardi di euro alle casse dello Stato. L’Inps a tutt’oggi eroga, al netto dei decessi, 185 mila baby-pensioni per una spesa annuale di 2,9 miliardi.

Un’altra Italia, un altro mondo. E tanti, all’epoca, anche a meno di 40 anni di età sono andati in pensione utilizzando una misura introdotta dal governo di allora. All’epoca, e per venti anni, fino a quando quella misura non venne cancellata nel 1992, centinaia di migliaia di persone sono andate in pensione a un’età che per molti giovani è oggi quella del primo impiego.

Poi, tra scivoli e fuoriuscite varie, il sistema previdenziale si è stabilizzato con le pensioni a 65 anni di età e con il sistema retributivo, grazie al quale chi usciva dal mondo del lavoro godeva e gode tutt’ora di un assegno pari all’ultima busta paga, anzi da pensionato percepisce qualche soldo in più rispetto all’ultimo stipendio, perchè al netto delle ritenute previdenziali.

Oggi la musica è cambiata. Il sistema è saltato, i soldi per pagare altre pensioni non ci sono, anche perchè l’Inps è il bancomat dell’assistenzialismo (reddito di cittadinanza, pensioni sociali e d’invalidità, cassa integrazione).

E allora si allungano i tempi dell’età pensionabile oltre i 70 anni confidando nel fatto che in pochi rimarranno in vita per poter riscuotere la pensione.

I diritti acquisiti per la pensione di vecchiaia sono stati fatti salvi solo per chi al 1995 aveva un minimo di 18 anni di anzianità di servizio. Tutti gli altri lavoratori sono stati penalizzati col pagare la manica larga dei governanti di allora e con il lasciare il posto di lavoro a 70 anni e col sistema contributivo, ovvero con 700/800 euro in meno rispetto all’ultima busta paga.

I baby pensionati (di allora), i pensionati col retributivo puro (di ieri), hanno pesato e pesano come un macigno sui conti pubblici.

Insomma, i privilegiati di ieri che devono mantenere i loro ‘privilegi’ grazie ai sacrifici imposti ai tartassati di oggi!

Ma non sarebbe giusto far pagare il costo dell’attuale previdenza anche a quei ‘privilegiati’ che sono andati in pensione con il vecchio sistema pensionistico?

Oppure i diritti acquisiti valgono solo a singhiozzo, ieri sì, oggi no e domani chissà?

 

P.S. In Italia i pensionati sono 16,13 milioni per un reddito medio annuo di 19.976 euro. Le donne pensionate a fine 2022 erano 8.337.089 a fronte di 7.794.325 uomini ma, sebbene rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), percepiscono solo il 44% dei redditi da pensione. A fronte di un reddito medio da pensione di 19.976 euro nell’anno quello delle donne è inferiore del 27% rispetto a quello degli uomini (16.991 contro 23.167 euro).

Le prestazioni del sistema pensionistico a fine 2022 sono 22.772.004, per un totale annuo di 322.233 milioni di euro, che corrisponde a un importo medio di 14.150 euro. Sul 2021 il numero di prestazioni è aumentato dello 0,06%, +2,9% per l’importo annuo. (Dati Inps)

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