La sinistra europea e la ‘exit strategy’ dalle politiche di austerità!

La Sinistra europea – incassato il fallimento del centrosinistra italiano di “Bersani & Compagni” che ha malamente sciupato una vittoria che sembrava scontata e che, di fatto, ha consgnato il paese all’antipolitica – s’interroga sulle cause del proprio fallimento.
A fronte di salari sempre più bassi, di imprese che chiudono i battenti e di tasse sempre più alte, rivolte non a migliorare lo “stato sociale” e la “qualità della vita” dei cittadini, bensì a ripianare il debito pubblico degli stati sovrani e a tenere in piedi un’Europa più economica che politica, più votata all’€uro e fondata sulle Banche, piuttosto che rivolta alle istanze dei cittadini europei, questa sinistra che perde consensi ad ogni tornata elettorale, fa autocritica e intona il mea culpa!
Mancano pochi giorni all’ennesimo vertice Ue e i riflettori sono puntati sul cattivo stato di salute dell’economia europea e sul diffuso disagio sociale. Dopo l’esito del voto italiano che ha generato dal nulla il partito a 5stelle, primo partito d’Italia e alla cronaca nazionale per dettare i tempi di una protesta che rischia di riversarsi a macchia d’olio su tutto il Vecchio Continente, è arrivato per il centrosinistra europeo il momento di fare i conti con il proprio elettorato!
La parola d’ordine è una sola: “exit strategydalle politiche di austerità che finora hanno fallito, mettendo a rischio non solo la tenuta economica dell’Europa, ma ora – con il moltiplicarsi dei voti di protesta e delle derive populiste della gente stanca di sacrifici – anche di quella democratica. Ci vogliono invece investimenti e una revisione di criteri e tempi del deficit, con politiche Ue più ”realiste” che non ne facciano più solo il ”cane da guardia dell’austerità”.
Una logica che trova il sostegno di economisti e organizzazioni internazionali. Bisogna infatti, ha spiegato il vicesegretario dell’Ocse Pier Carlo Padoan, ”spostare il dibattito dalla quantità alla qualità dell’austerity. Perche’ – ha avvertito – se non si devono buttare a mare i risultati finora raggiunti, allo stesso tempo ‘l’austerità deve rallentare il ritmo ed essere rivista a livello qualitativo, migliorandone la composizione in modo da portare più crescita ed eguaglianza. Per esempio riducendo i sussidi di produzione al posto di aumentare le tasse: in questo modo l’effetto sulle finanze pubbliche è lo stesso, ma quello di redistribuzione sociale è molto diverso”.
Bisogna poi puntare sull’economia verde e della conoscenza. Ma per fare questo, chiedono i socialisti Ue, gli investimenti devono essere scorporati dal computo del deficit. Occorre anche rivedere i tempi di rientro sotto il 3% del deficit fissato da Bruxelles, rallentando senza allentare i vincoli di bilancio per non strozzare la ripresa.
Una richiesta ribadita dal ministro delle finanze francese, ma anche dal leader dei socialisti spagnoli e che trova in sintonia il leader del Pd Pier Luigi Bersani, ”fiducioso che in questo momento sia possibile un allentamento del percorso”. Altro punto chiave, la revisione del ruolo e delle politiche della Bce, e del bilancio Ue che deve essere anticiclico. Il rischio, altrimenti, è che in tutta Europa si assista ad un ”calo reale del valore della democrazia” come in Italia e altri paesi Ue.

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