Dopo quello di cittadinanza, adesso arriva il Reddito di libertà!
“Finalmente il reddito di libertà è operativo. Una misura di straordinaria importanza, che aiuta le donne vittime di violenza a intraprendere un percorso concreto di riappropriazione della propria libertà e della propria autonomia”. Così twitta la ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti che ribadisce: “Il reddito di libertà è stato introdotto grazie a un emendamento a prima firma Lucia Annibali, alla quale sono profondamente grata per l’impegno profuso, e ha ottenuto di fatto una condivisione trasversale. Fa parte degli strumenti messi in campo nell’ambito del nuovo piano nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne, nell’asse di promozione dell’autonomia e del protagonismo. Le donne non soltanto devono essere sostenute nella fase di denuncia ma devono sapere che non saranno lasciate sole e che per combattere la violenza economica mettiamo in campo anche misure di sostegno e di investimento come il reddito di libertà e il microcredito di libertà”.
E così mentre infuria la polemica sui furbetti del reddito di cittadinanza, evasori, truffatori e clandestini, ecco che spunta un nuovo reddito, quello di libertà. Si tratta di una novità assoluta che, meglio chiarirlo subito, con il controverso sussidio per i disoccupati non ha nulla a che vedere. A percepirlo saranno le donne vittima di violenza, a renderlo operativo è l’Inps con la circolare n.166/2021.
Il “Reddito di libertà”, per il quale sono stanziati 3 milioni di euro nel 2021, è riconosciuto alle donne, con o senza figli minori, seguite dai Centri antiviolenza e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, in modo da aiutarle nella conquista dell’autonomia. È fissato nella misura massima di 400 euro pro capite su base mensile, per un massimo di 12 mensilità.
La domanda per ottenere il reddito di libertà deve essere presentata all’Inps per il tramite degli operatori comunali del Comune di residenza. Per facilitare la presentazione telematica delle domande all’Inps, infatti, è stata predisposta una specifica piattaforma di collegamento con i Comuni italiani che permetterà di inoltrare la domanda redatta dalle interessate.
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