Dedicato a chi deve lavorare per campare.

di Maria Pia Caporuscio. Cos’è veramente il Capitalismo? Tutti ne parlano ma solo gli stessi capitalisti, sanno cosa per davvero rappresenta questo sistema per la popolazione. Il capitalismo è una invenzione dei ricchi per restare eternamente ricchi a scapito di tutti gli altri abitanti del pianeta. Un sistema che funziona bene solo quando il tasso di sfruttamento sul lavoro è molto elevato, ma quando i lavoratori si “ribellano” nel pretendere che gli vengano riconosciuti dei diritti (diritti non privilegi), le cose per i capitalisti cominciano a non andare bene.
Il capitalismo ha bisogno di avere precarietà sociale, di gente disposta a lavorare per un salario minimo. Un sistema cui necessita creare povertà o generare guerre per autofinanziarsi, dove le “crisi” generate proprio dal sistema sfrenato di accumulazione dei prodotti per maggiori profitti, viene fatto pagare alla popolazione più povera. Attualmente per rigenerarsi non occorre più fare guerre con le armi, è sufficiente farle con le armi dell’economia e della finanza. Un sistema infernale che avrebbe dovuto essere disintegrato sul nascere, che invece si riproduce divenendo sempre più feroce e distruttivo, sia per il genere umano, che per le risorse del pianeta. La tendenza comune di delocalizzare le loro ricchezze dai paesi più avanzati a quelli meno, oppure di passare i capitali dall’economia alla finanza, sta generando non solo l’impoverimento delle nazioni, ma una marcia indietro della nostra civiltà. Fino a quando il valore di scambio non cesserà di essere la misura del valore d’uso e la riduzione del tempo di lavoro necessario per creare pluslavoro, costituirà la base sulla quale poggia la produzione, ma anche fino a quando il processo di produzione materiale, non verrà a perdere anche la forma dell’antagonismo, il problema della disoccupazione e della sottoccupazione è destinato non solo a permanere, ma ad aggravarsi con lo sviluppo tecnologico e la concentrazione dei capitali. Quello di cui la classe lavoratrice deve prendere atto è che è urgente fermare questa forma di capitalismo sfrenato e senza regole, che sta trascinando la società verso una catastrofe umanitaria di dimensioni tali, che nessuno è in grado di prevedere. Il solo modo per fermare questo, che con ragione, può essere definito un vero e proprio crimine contro l’umanità, sarebbe quello di togliere agli imprenditori e a tutti i gestori dell’economia finanziaria, il potere di decidere da soli quali debbano essere i criteri, con cui vivere la vita. Togliere alle banche mondiali il potere di creare denaro dal nulla, ritornare alla sovranità nazionale, porre sotto il controllo dello Stato le banche e imporre tasse elevate ai più ricchi, per un equilibrio imprescindibile di distribuzione della ricchezza. Se né lo Stato con le sue leggi, né la popolazione con la contestazione, si riuscirà a decapitare questo sistema, il capitalismo farà pagare il prezzo delle sue crisi proprio ai ceti più deboli, in un vero e proprio bagno di sangue. E’ di vitale importanza uscire da questo inferno, se si vuole far sopravvivere l’umanità. Bisogna ripartire dai criteri di soddisfazione dei bisogni primari e recupere un rapporto con la natura. Necessita riappropriarci di ciò che costituisce la base materiale della nostra esistenza, sottraendola a questi gestori di morte, in caso contrario saremo condannati in eterno alla fame e alla miseria. Solo con l’autogestione dei territori ha senso parlare di democrazia, ma questo deve avvenire con una rivoluzione del pensiero, che cancelli ogni e qualsiasi residuo di quel che il potere e i media hanno inculcato nella testa della popolazione. Il popolo deve imparare a camminare coi propri piedi non al guinzaglio di chi si arroga il diritto di sentirsi padrone delle nostre vite e del mondo.

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