In 2 mila anni nessuno è stato capace di risanare il debito pubblico. È assurdo pensare che il difficile compito sia alla portata di Conte, Di Maio e compagnia brutta!

di Vittorio Feltri. Mezzo secolo prima che Gesù nascesse e sconvolgesse le nostre esistenze con la sua dottrina innovativa, il mondo faceva già le stesse cose che continuano a renderlo invivibile. In sostanza, in oltre duemila anni non è cambiato nulla: le grane di un tempo sono le stesse che ci angustiano oggi.

Vi offro un brano significativo in cui mi sono imbattuto e che sembra sia stato scritto da Cicerone oltre 2000 anni orsono: “La finanza pubblica deve essere sana; il bilancio deve essere in pareggio; il debito pubblico deve essere ridotto; l’arroganza della amministrazione deve essere combattuta e controllata, e l’aiuto ai Paesi stranieri deve essere diminuito per evitare il fallimento di Roma. La popolazione deve ancora imparare a lavorare invece di vivere di pubblici sussidi”.
Non sappiamo se questo pensiero sia autentico, tuttavia è indubbio che rifletta la realtà storica, ovvero che nonostante siano trascorsi secoli e secoli, i problemi dello Stato non sono mutati, nessuno li ha mai risolti.

I punti cruciali sono sempre i medesimi: la finanza fa schifo, il bilancio è fuori controllo, il debito seguita ad essere sproporzionato per eccesso rispetto alle risorse, la burocrazia è nemica della popolazione, e la gente pretende sovvenzioni perché non ha voglia di sgobbare. L’Italia odierna è la fotocopia di quella che era un paio di millenni fa. E allora è evidente che non siamo in grado con le nostre debolezze di raddrizzare l’andazzo con il governicchio gialloverde guidato dal povero Conte senza arte né parte. Rassegniamoci.

D’altronde anche all’epoca di tangentopoli, con l’esecutivo retto da Ciampi, il nodo era il debito pubblico crescente e inarrestabile; addirittura il premier si fece scippare un centinaio di miliardi col pretesto di salvare la lira dalla deriva. Fu un disastro.

Al quale se ne aggiunsero numerosi altri firmati da vari presunti statisti: D’Amato, Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. E mi scuso se ho dimenticato qualche campione senza valore. Non uno di costoro è stato capace di risanare la tesoreria statale.

Se in duemila anni non siamo stati in grado di sistemare i conti di casa, è assurdo pensare che il difficile compito di aggiustarli sia alla portata di Conte, Di Maio e compagnia brutta.

Nonostante ciò, la patria nostra, per quanto malmessa, rimane l’unica nazione in cui si possa vivere decentemente. La migliore d’Europa e forse della Terra, benché surriscaldata secondo le teorie idiote di Greta e soci balordi.

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