Cristianesimo nel contesto contemporaneo: l’eco umanitaria di Santo Stefano e Paolo di Tarso.

Santo Stefano. Stefano è noto come il primo martire cristiano. La sua morte per lapidazione è descritta negli Atti degli Apostoli. Stefano è venerato come protodiacono e protomartire. Nel giorno in cui la chiesa celebra Santo Stefano, il rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre invita a ricordare i cristiani perseguitati oggi nel mondo. Questo ci ricorda l’importanza della tolleranza religiosa e dei diritti umani nel mondo moderno. La sua storia può ispirare gli sforzi umanitari per proteggere le persone perseguitate per le loro convinzioni religiose.

Paolo di Tarso. Paolo, noto anche come San Paolo, è stato uno dei primi santi e martiri, equiparato agli Apostoli. È stato l’«apostolo dei Gentili», ovvero il principale missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Paolo era un ebreo ellenizzato, che godeva della cittadinanza romana. La sua conversione al cristianesimo è avvenuta mentre, recandosi da Gerusalemme a Damasco per organizzare la repressione dei cristiani della città, fu improvvisamente avvolto da una luce fortissima e udì la voce di Gesù. Paolo di Tarso può essere considerato il primo, grande missionario della Chiesa cristiana. La sua opera di proselitismo può essere vista come un esempio di dialogo interreligioso e di coesistenza pacifica tra diverse culture e religioni, un tema molto rilevante nel contesto globale attuale.

Entrambi erano presenti l’uno all’atto del martirio dell’altro. Alla morte di Stefano era presente Paolo di Tarso che in seguito si convertì lungo la via di Damasco, divenendo poi San Paolo.

In conclusione, le storie di Santo Stefano e Paolo di Tarso possono essere viste come esempi di coraggio, fede, tolleranza e dialogo interreligioso, tutti temi molto rilevanti nel contesto moderno e nella questione umanitaria. Le loro vite e i loro insegnamenti continuano a ispirare molte persone in tutto il mondo.