L’abuso sessuale infantile: una ferita sempre aperta.

di Enrico Maria Secci. L’abuso sessuale sui bambini è una piaga antica, una realtà che fa paura e di cui è scomodo parlare. Alla maggior parte di noi sembra un fatto mostruoso ma infrequente, una disgrazia che colpisce l’infanzia in un contesto di degrado sociale e culturale dove è più facile che l’orco cattivo colpisca indisturbato. Ma non è così. L’abuso sessuale sui minori è un fatto socialmente trasversale, si verifica senza distinzioni di ceto e spesso si consuma proprio dove apponiamo l’insegna rassicurante della “famiglia normale”. Infatti nella maggior parte dei casi gli autori di un crimine così ignobile fanno parte della cerchia di parenti e amici stretti dei genitori del bambino, persone che approfittano della fiducia di cui godono per circuire il minore e catturarlo nella trama sordida e invischiante dell’abuso infantile. Può trattarsi di un singolo episodio o di situazioni ripetute che a volte si susseguono per anni in una escalation di manipolazioni mirate a ottenere il massimo della collaborazione del bambino con la garanzia dell’impunità. Altre volte il trauma psicologico avviene anche se il rapporto sessuale non si compie realmente ma il bambino è vittima di attenzioni velatamente morbose che, nel tempo, riconoscerà comunque come abusi. 
Una ferita eterna. L’infanzia violata costituisce una ferita nell’identità e nella psiche, uno strappo nel senso di sé, nell’autostima e nell’affettività il cui dolore può propagarsi nell’intero arco di vita. Il bambino abusato vive la pubertà e l’adolescenza come se gli avessero apposto un marchio, un marchio di diversità che, consciamente o incosciamente, condiziona ad ampio spettro le sue relazioni non solo nella sfera sessuale. Ricerche e dati clinici stabiliscono correlazioni tra abuso infantile e instabilità o dipendenza affettiva in età adulta, condotte distruttive auto o etero-dirette, depressione e disturbi alimentari, comportamenti devianti come abuso di alcol e droghe, prostituzione o promiscuità sessuale o, al contrario, una forte inibizione della sessualità destinata a condizionare i futuri rapporti amorosi. 
Abusi tenuti segreti. L’effetto a catena derivante dal trauma sessuale infantile è amplificato dal fatto che la maggioranza dei bambini abusati non rivela agli adulti l’accaduto e coltiva dentro di sé il segreto insieme a un carico schiacciante di sentimenti di vergogna, di colpa, di abbandono e di inadeguatezza che possono complicare lo sviluppo di una personalità equilibrata. Ciò spiega perché di frequente nella psicoterapia con adulti emerga per la prima volta, sotto la protezione assoluta del segreto professionale, l’indicibile ricordo di uno zio o di un amico di famiglia e dei “giochi” nei quali coinvolgeva il paziente allora bambino adesso funestato dall’ansia, dalla bulimia o anoressia, dall’incapacità di raggiungere l’orgasmo o da quella, ancora più straniante, di vivere con serenità, fiducia, autonomia e reciprocità una relazione intima.
 
Bimbi che piangono troppo. I bambini sono sprovvisti delle capacità verbali necessarie a parlare dell’abuso subìto e in molti casi maturano una sorta di devozione per l’abusatore e lo proteggono col silenzio nell’illusione di mantenere una relazione elettiva e segreta o con l’intento di evitarne la rabbia qualora lo “tradissero”. Nella psicologia del bambino scattano meccanismi di difesa atti a proteggersi dalla realtà della sopraffazione: identificazione con l’adulto abusante, negazione, isolamento emotivo. Così i soli indicatori deboli e ambigui della vicenda subìta si confondono in una miriade di micro-segnali quasi indecifrabili che segnano un cambiamento repentino nel comportamento della vittima ma sono in genere sottovalutati dai genitori e spesso interpretati come inammissibili capricci da inibire o punire severamente. Enuresi notturna, disturbi del sonno, pianti ripetuti e reazioni emotive sproporzionate di fronte alla minima frustrazione, atteggiamenti seduttivi e sessualizzati verso compagni di gioco o adulti significativi. Questi i segnali comportamentali più frequenti di un disagio correlato all’abuso sessuale infantile, sintomi in gran parte aspecifici e purtroppo attribuibili a costellazioni di altre cause come la difficoltà di adattarsi alle regole e alle situazione nuove. Circostanze normali nella vita dei bambini che i genitori cercano di affrontare con ogni risorsa disponibile mai sfiorati dal sospetto che quei figli che piangono troppo patiscano le conseguenze di un abuso sessuale inconfessabile. Superare l’abuso. Una statistica italiana di qualche anno ha rivelato l’incidenza angosciante del 55% di abusi subìti nell’infanzia riportati in forma anonima dagli adulti intervistati. Una moltitudine di crimini impuniti perché seppelliti dalla coscienza infantile sotto i pesanti tappeti della morale corrente e delle fitte trame familiari. Per fortuna non c’è un nesso causale tra abuso infantile e disturbi psicologici in età adulta. Molte persone, senza un aiuto professionale, riescono a curare la propria ferita e a raggiungere comunque un equilibrio contrastando transitori fenomeni ansiosi o depressivi, spesso legati al rifiuto del proprio corpo e alla persistente distorsione dell’immagine corporea, che nella gran parte dei casi, anche i più “risolti”, rimane la firma indelebile dell’abuso vissuto. Tuttavia i segni del trauma infantile possono provocare un effetto a catena sullo sviluppo della personalità, in particolare nell’area affettiva e relazionale, e rendere necessario il ricorso alla psicoterapia che è il trattamento elettivo dei disturbi post-traumatici e può favorire l’elaborazione dell’abuso e promuovere un processo approfondito di recupero emozionale. Nel lavoro terapeutico con le vittime d’abuso sessuale infantile ormai adulte si attraversa un dedalo intricato di rabbia, colpevolezza, dolore e impotenza e il paziente scopre con stupore e sconforto quanto gli schemi precoci dell’interazione col proprio abusatore influiscano sul proprio presente di adulto e si siano riprodotti angosciosamente nell’intero arco di vita. Tuttavia, pervenire a questa consapevolezza è il primo passo per attuare cambiamenti fondamentali e riprendersi la propria vita per sempre.

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