Corruzione e malaffare non hanno un genere specifico, se non quello umano.

di Redazione. Tsunami magistratura: corruzione, lottizzazione, rivalse e progetti eversivi. Toghe rosse, bianche e nere, toghe di tutti i colori!

In un Paese dove il più pulito c’ha la rogna, immaginare che ci sia qualcuno ‘pulito’ è pura fantascienza!

Eppure, c’è ancora qualche ‘sognatore’ che s’illude dell’esistenza di un immaginario “Olimpo degli dei” dove risiedono quelle categorie ‘intoccabili’ che per la loro alta levatura etica e morale e la nobile missione cui sono preposte, dovrebbero essere immuni da corruttele, abusi e furfanterie, le quali, per contro, dovrebbero essere la sola cifra di altre categorie considerate meno ‘nobili’.

Quindi se una pratica si “perde” nelle maglie della burocrazia e per rintracciarla e spingerla avanti bisogna ungere le ruote del meccanismo, tutto ciò rientra nella normalità. Invece, quando qualche magagna salta fuori da quei mondi illusoriamente considerati immuni dalle bassezze umane, quali la sanità, la magistratura e la religione, allora ci si meraviglia che anche qui funzioni come dovunque in Italia, e si grida allo scandalo!

La pia illusione che certi settori della società italiana siano immuni da scandali, ruberie, impicci e imbrogli è solo un bigottismo ottuso ed orbo: salute, giustizia e religione, medici, magistrati e preti, sono sempre essere umani come tutti gli altri e come tutti gli altri ci sono quelli bravi, onesti e per bene, ma ci sono pure tante mele marce!

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2 Responses

  1. Gaetano Pedullà ha detto:

    Non facciamo le verginelle, diciamolo chiaro: quello che sta emergendo sul Csm è uno di più grandi scandali della Repubblica, che però si ripete identico da decenni, per il metodo con cui la politica ha scelto di gestire i suoi rapporti inconfessabili con la magistratura. Se i due piani apparentemente non si incontrano mai, in realtà sottobanco le toghe hanno bisogno dei partiti rappresentati nel Csm per fare carriera, e i partiti acquisiscono crediti e coperture decidendo chi promuovere e chi trasferire.

    In tal senso le intercettazioni pubblicate ieri anche da questo giornale sono esemplari. L’ex ministro renziano Luca Lotti manovrava, anche con espressioni eloquenti (della serie: “A Ermini bisogna dare un messaggio forte”), per scegliersi il capo dell’ufficio che lo sta accusando nel processo Consip. Un sistema tutt’altro che inconsueto. In un colloquio con il presidente emerito Francesco Cossiga, che ho riportato in un libro scritto anni fa insieme all’ex segretario liberale Renato Altissimo, il picconatore rivelava che Dc e Pci avevano un accordo non scritto per scegliersi i primi i presidenti dei tribunali e i secondi i pretori, poi trasformati in pubblici ministeri. Una spartizione garantita dalle correnti della magistratura, che altro compito non avevano se non questa gestione del traffico.

    La cura non è quindi sostituire i consiglieri di Palazzo dei Marescialli beccati per un “porco trojan”, ma fare in modo che gli uffici apicali dei palazzi di giustizia siano regolati in totale autonomia dalla politica, per esempio sorteggiando i candidati con precisi requisiti di merito e anzianità. La riforma del ministro Bonafede – che ieri ha potuto solo inviare gli ispettori per certificare quanto già sappiamo – va nella direzione giusta. E se anche non risolverà tutti i problemi di un rapporto comunque difficile tra politici e giudici, male che vada toglierà ai primi la tentazione e ai secondi l’ipocrisia di un’autonomia che finisce a mezzanotte nella hall di un hotel.

  2. Nicola Porro ha detto:

    L’ipocrisia nello scoprire l’intreccio tra toghe e politica.

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