C’era una volta l’Italia.

di Guido Occelli. È di questi giorni la grande discussione su olio tunisino, riso coreano, pomodori marocchini e tanto altro che invade le nostre frontiere. Noi siamo il paese che da sempre si è vantato dell’imposizione di disciplinari tra i più ferrei e complessi del mondo, ciò fa dei nostri prodotti i più fichi del mondo, le nostre eccellenze, ciò fa dei nostri prodotti, sul mercato estero e interno, i prodotti più cari per costi di produzione e gestione. Produzione che vive di vincoli quantitativi oltretutto. Mi è sembrato di aver capito che il nostro fabbisogno nazionale di olio extravergine di oliva sia superiore di ciò che la nostra produzione sia capace di fornire,
ergo tra produzione interna, sottratto l’esportazione, abbiamo bisogno di acquistare olio dall’estero. Così altri prodotti. Questa è la situazione reale, ma dove sono quindi i veri problemi? La grande distribuzione che vive di economia globale, necessita di un mercato dove l’unico scopo è il lucro. Ho avuto la possibilità di conoscere da vicino uno dei meccanismi più perversi del mercato alimentare: le piattaforme di acquisto della grande distribuzione.Vi siete mai chiesti quante tonnellate di insalata vendono in un giorno l’80% dei supermercati e iper mercati di Italia. Supermercati e iper di varie insegne distribuite in tutto il paese, ma di fatto tutte dipendenti dalla stessa piattaforma di acquisto. Insalata, pane, latte, olio di oliva e tutto ciò che trovate sui banchi, spesso con diverse marche ma di un unico fornitore. Per capirsi: noi compriamo prodotti pensando di avere come referente il marchio a cui ci riferiamo, senza sapere che una serie di marchi appartengono in realtà a un solo titolare. Compriamo un detersivo della Dash, una batteria duracell, un detersivo Ariel, un ammorbidente Lenor, Mastrolindo, viakal, un rasoio Gillet, AZ dentifricio, Oral bit, Olaz, Venus, Panten. 32 Marchi, tutti di un unico fornitore e proprietario: la P&G (Procter & Gamble). La P&G è solo un facile esempio, Ciro, Parmalat, Barilla, andatevi a vedere di quanti marchi dispongono. Il consumatore ha l’illusione di comprare vari prodotti di diversa provenienza in regime di libero mercato, ma ciò non può essere se il titolare dei prodotti, il distributore e venditore è un unico individuo che gestisce il mercato.La stessa cosa avviene per i prodotti alimentari, la piattaforma di acquisto rastrella sul mercato tonnellate e tonnellate al giorno di prodotti. Visti i volumi stabilisce il prezzo di acquisto e di vendita e se non riesce a soddisfare le proprie esigenze di quantità e di prezzo, ha forza sufficiente per rivolgersi all’estero (forza delle grandi finanziarie internazionali). Oggi la nostra agricoltura è strozzata da questa realtà, realtà in mano alle multinazionali che governano il mercato globale e gli interessi di cui l’Europa ha dato ampia dimostrazione di esserne parte. Con l’entità astratta “Europa” è stata cancellata ogni sovranità degli stati, annullata ogni identità nazionale, ogni autodeterminazione, ogni mercato interno, ogni interesse nazionale, ogni economia locale, in nome di un unico mercato (unico padrone), un unica identità (quella del nessuno), unica economia (non la tua), unica nazione (tutte e nessuno). Questa Europa non mi piace. A te?

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