Calenda: “Gambe in spalla e continuiamo a lavorare”.

di Carlo Calenda. Si è conclusa la battaglia sul referendum, una battaglia dura che Azione ha combattuto credendoci molto. Vincere era difficile ma c’era l’assoluta necessità di mobilitare un pezzo d’Italia per dire che i cambiamenti vanno fatti bene e non vale il principio che basta cambiare o aprire “la scatoletta di tonno”.

Gli elettori si sono espressi e bisogna prenderne atto, perché la Costituzione è dei cittadini. C’è però una larga fetta del Paese – 7,5 milioni di persone – che ha votato no. Persone che provengono da vari schieramenti, o stanno fuori dalla politica, e sono rappresentate da chi è intervenuto alla bella manifestazione di Milano.

Fa piacere vedere che la maggioranza dei giovani abbia votato no. È stata una bella battaglia, meritevole di essere combattuta fino in fondo. Da quella battaglia nascerà uno schieramento ampio di forze, quello che chiamo fronte repubblicano, che non vogliono sottostare a una politica degli opposti estremismi, quello del M5S che detta l’agenda di Governo e quello di Salvini e Meloni che fanno opposizione.

Alle elezioni regionali Azione non ha presentato il proprio simbolo da nessuna parte, tranne nel Comune di Trento, dove è andata bene. Abbiamo però commesso un errore in Puglia, va detto chiaramente. In uno scontro così duro e difficile, contro un populista come Emiliano e un sovranista come Fitto, serve più di un’indicazione di voto.

Rivendichiamo però l’opposizione a quel modo di far politica che abbiamo visto nella campagna elettorale, con governatori uscenti che firmano 200 assunzioni – senza concorso – in diretta televisiva.

E qui veniamo al punto. C’è chi ha vinto e chi ha perso, ma per fare cosa? Per sottomettersi ai populisti e rendersi complici di politiche che i riformisti dovrebbero ritenere sbagliate?

Quello che ci dicono queste elezioni è che è sempre più urgente la necessità di non far scomparire le istanze del riformismo – nel centrosinistra e nel centrodestra. Il bipolarismo non è sbagliato in sé ma nessuna nazione può sopravvivere all’alternativa tra populismo e sovranismo. Lo vediamo tutti i giorni.

Questa è la nostra battaglia, ed è la battaglia che porteremo avanti con forza. Siamo convinti che ci sia spazio per una politica pragmatica, seria, razionale, non ideologica e che questa politica serva urgentemente, perché i prossimi mesi saranno difficilissimi.

Quindi gambe in spalla e continuiamo a lavorare.

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1 Response

  1. Giacomo-TO ha detto:

    La politica non ha ancora compreso che siamo in presenza di una CRISI SISTEMICA e non politica.
    Il COVID ha ampliato una crisi sistemica da tempo in atto.
    L’aumento dell’inquinamento, l’aumento della popolazione (bomba demografica), la diminuzione delle risorse del pianeta (argomento TABU’) sono sfide che richiedono una POLITICA NUOVA.
    In Italia al di là delle parole, anche se con una grandiosa vittoria del SI , la politica è impantanata in una ragnatela di INTERESSI&C che paralizzano tutto.
    Il debito pubblico alle stelle, retribuzioni e pensioni nelle stalle.

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