In galera per una bottiglia di vino, un busto o un saluto romano.

Con tutti i gravi problemi che stanno riducendo ad un cumulo di macerie il paese Italia, la politica mette la testa sotto la sabbia e nasconde le macerie sotto il tappeto approvando alla Camera la proposta di legge che prevede l’introduzione dell’Articolo 293-bis del Codice Penale concernente il reato di “propaganda del regime fascista e nazifascista”, con 261 voti a favore, 122 contrari e 15 astenuti. Il provvedimento (prima firma di Emanuele Fiano, PD), passa ora al Senato in seconda lettura. A favore maggioranza e la sinistra, contro M5S e centrodestra.
Il reato è punito con la reclusione da sei mesi a due anni per “chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco”. Anche “attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, o ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità”. La pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici. Quindi i primi obiettivi della legge sono i commercianti che campano grazie alla vendita di bandiere, spille, accendini, capoccioni di Mussolini, gadget fascisteggianti e le intramontabili bottiglie di vino etichettate col ‘littorio’. Prevista una stretta anche per chi vende i souvenir del Ventennio online.

Ma nel mirino della legge non ci sono soltanto i proprietari di negozi e botteghe dedicate esclusivamente alla vendita di cimeli nostalgici, ma anche altri esercizi commerciali o punti di ritrovo. Ha fatto discutere, questa estate, il caso dello stabilimento balneare di Chioggia accusato di apologia di fascismo per un capanno arredato con foto di Mussolini e qualche cartello su “regole, ordine, disciplina e pulizia” da tenere al suo “bagno”. La stessa sorte potrebbe toccare a molti ristoranti sparsi per l’Italia, dall’arredamento fascisteggiante, dove si serve il Sangiovese di Predappio ornato da etichetta mussoliniana come “Il Federale”, ad Artena in provincia di Roma, dove si può ordinare la ‘Zuppa del fascio littorio’, innaffiata da vino ‘Nero o Bianco dell’Asse’, oppure il ristorante “Da Oscar”, a Milano, locale informale con immagini goliardiche del Ventennio.

Naturalmente, di braccia tese manco a parlarne e ne sa qualcosa l’ex calciatore laziale Paolo di Canio. Con le aggravanti telematiche, andranno in galera pure tutti quelli che postano sui social frasi o selfie riconducibili al “Ventennio”. Insomma, si rischia la gattabuia per una bottiglia di vino, un busto, un accendino, una foto o un saluto romano. Ma a questo punto, che ne sarà dell’Obelisco del Foro Italico? Per il momento nessuno ha pensato ad una legge per mettere dietro le sbarre quel marmo fascisteggiante, ma mai dire mai…

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