BUSTA ARANCIONE INPS: TI ANTICIPANO QUALE SARÀ LA TUA PENSIONE SPERANDO CHE TI PRENDA UN COLPO O TI SUICIDI!

La “busta arancione” non è il pesce d’aprile 2016, ma la letterina con cui l’Inps comunica ai futuri pensionati la brutale applicazione della famigerata riforma fornero che collocherà a riposo i lavoratori all’età di 70 anni e con quattro soldi di pensione. I più maligni mormorano che l’Inps abbia provveduto alla nefasta missiva sperando che qualcuno ci rimanga secco nel leggere quanto prenderà di pensione:
molto meno della metà dell’ultimo stipendio percepito! Le famigerate “buste arancioni” saranno spedite a circa 7 milioni di lavoratori italiani. Una busta dal sapore amaro che recepisce tutti gli scellerati effetti della riforma fornero, dalla data del previsto pensionamento al netto dell’assegno che si percepirà all’atto del collocamento a riposo: UNA VERGOGNA! Una busta che invece di arancione avrebbe dovuto essere “NERA”, per il suo funesto contenuto: un lavoratore con uno stipendio medio basso di circa 1.600 euro lordi sarà collocato a riposo a 70 anni nel 2023 con una pensione mensile di appena 600 euro lordi! Un assegno che si da a chi non ha mai versato un soldo di contributo all’Inps e che si chiama “pensione sociale”! A questo punto, meglio lavorare “in nero” e attendere la pensione sociale! Insomma, l’Inps non è più in grado di assicurare una vecchia serena e dignitosa ai cittadini onesti che hanno lavorato “in chiaro” versando fino all’ultimo centesimo di contributi. Ma allora perchè si continuano a fare le ritenute previdenziali in busta paga? A questo punto lo Stato restituisca tutti i contributi versati e azzeri le ritenute previdenziali in busta paga, perchè alla nostra vecchiaia – come per tutto il resto dove le Istituzioni latitano (scuola, sanità, sicurezza, decoro urbano, ecc, ecc) – noi cittadini “lavoratori dipendenti tassati alla fonte” ci pensiamo da soli alla nostra pensione!

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