Berlusconi: Non resto con chi mi pugnala!

Lunedì 9 settembre è il fatidico giorno in cui la Giunta per le elezioni del Senato dovrà esprimersi sulla decadenza da parlamentare di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere non ci sta ad essere archiviato in questo modo. Così torna a tirare la corda, minacciando di far cadere il governo se non otterrà il suo personalissimo salvacondotto: «Se la sinistra pensa di sbattermi fuori dal Parlamento senza pagarne le conseguenze, avanti, si accomodino. Lo sappia soprattutto Enrico Letta, che ci tiene tanto alla sua poltrona da presidente del Consiglio…». Tirare la corda, ma non spezzarla? Minacciare la crisi di governo, ma senza farlo cadere? L’ex premier avrà il coraggio di buttare giù l’esecutivo, precipitando il Paese nell’ignoto o saprà farsi da parte? Da Arcore si sta giocando su due fronti: puntare sulla paura dei senatori di perdere il seggio, persuadendoli con la forza di questa paura a votare nel segreto dell’Aula contro la decadenza di Berlusconi, oppure, estrema ratio, se il Pd non dà risposte e il Quirinale continua a tacere, allora i ministri del Pdl dovranno dimettersi dal Governo. Per cui nuove elezioni, a novembre, con l’attuale legge elettorale, e soprattutto con i recenti sondaggi che danno favorito su tutti il Pdl di Silvio Berlusconi, apparirebbero inevitabili. A meno che il Pd non trovi alleati nel Movimento 5 stelle per un Letta bis. E sempre che Napolitano non decida di usare la bomba atomica delle proprie dimissioni. Gli ultimi segnali che arrivano dal Pd e dal Quirinale appaiono sconfortanti, dal punto di vista del Cavaliere, il cui obiettivo è di evitare l’applicazione a se stesso della legge Severino, che ne comporterebbe appunto la decadenza da senatore in seguito alla condanna definitiva subita nel processo Mediaset. La sua linea di difesa in questo caso è la seguente: i fatti per i quali egli è stato condannato sono precedenti all’entrata in vigore della legge; di conseguenza la sua applicazione violerebbe il principio costituzionale della non retroattività delle leggi. Ma questo obiettivo appare allontanarsi sempre di più. Il Pd non è disposto a ricorrere alla Corte costituzionale per stabilire se la legge Severino sia effettivamente in contrasto con la nostra Costituzione e dalla presidenza della Repubblica hanno recapitato ad Arcore un messaggio alquanto chiaro: un eventuale provvedimento di clemenza sulla condanna penale non potrebbe includere anche le conseguenze accessorie, cioè la decadenza parlamentare. Comunque sia, la Giunta inizierà l’esame il 9 settembre. E solo chi sopravvivrà al tormentone di fine estate, vedrà come andrà a finire!

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