Alcune riflessioni sul voto sardo e il caso Basilicata.

di Gerardo Lisco. Vincere le elezioni è sempre un fatto positivo soprattutto per tutti quelli che da tempo auspicano l’alleanza tra PD, M5S, liste civiche, di sinistra e ambientaliste.

In Basilicata il Comitato che mi onoro di rappresentare, ossia “Comunità e Sviluppo Basilicata”, da diversi anni lavora costruendo momenti di confronto politico tra le forze politiche menzionate per cui per quanto riguarda il “Comitato” la vittoria della Todde è quanto  auspica.

Detto questo, a differenza di coloro che gioiscono in  modo acritico, preferisco fare un’analisi la più realistica possibile. Per cui pur riconoscendo il successo non posso fare a meno di evidenziare alcune ombre che se ignorate avrebbero un effetto illusorio.

Regionali Sardegna, il giorno di Todde: 'Le matite hanno risposto ai  manganelli' - Notizie - Ansa.itPrimo dato l’affluenza. Ad ascoltare le prime notizie circa il dato dell’affluenza sembrava che fossimo in presenza di una ecatombe.

L’affluenza è stata del 52,4% rispetto al 53,8% del 2019. Il dato è sicuramente poco esaltante segno di un progressivo allontanamento dalla partecipazione politica da parte dei cittadini. Il dato della partecipazione seppure negativo è in tendenza con quello delle elezioni regionali del 2014 e del 2019. Rispetto al 2019 quando il centro – sinistra e il M5S si presentarono divisi, con una partecipazione al voto di poco superiore a quella di oggi,  presero rispettivamente il 32,79% e l’11,20%, il dato sommato è del 44,12%; il candidato del centro – destra vinse con il 47,78% dei voti.

La Todde vince le elezioni regionali ultime con il 45,40% dei consensi è 331.007 voti. Il 45,40% dei voti sostanzialmente conferma il dato della volta scorsa quando centro – sinistra e M5S si erano presentati separati. Nel 2019 l’11,20% dei consensi equivale, all’incirca, alla somma dei voti presi dal M5S + la Lista per Todde; a sua volta il PD conferma sia in termini percentuali che assoluti la stessa percentuale di voti del 2019. Le liste di contorno della coalizione attuale portano anche essi gli stessi risultati del 2019. Il  centro – destra ha totalizzato alle elezioni ultime  il 45% dei consensi pari a 328.000 voti, nel 2019 il 47,79% equivaleva a 364.000 voti.

La coalizione guidata dalla Todde rispetto al 2019 perde 3000 voti; il centro- destra rispetto al 2019 perde 29.000 voti. Alla vittoria della coalizione guidata dalla Todde hanno contribuito due fattori il conflitto interno al centro – destra e la sorpresa rappresentata dalla Lista guidata da Soru che con l’8,6% e 63.000 voti ha intercettato una parte rilevante dell’elettorato insoddisfatto del centro – destra che ha governato o meglio s-governato la Sardegna.  Todde farebbe bene a dire grazie a Soru e alla sua lista. Al netto delle analisi che farà sicuramente in modo puntuale l’Istituto Cattaneo il macro dato è quello che riportato.

Da quanto sopra esposto cosa possiamo ricavare dal risultato sardo rispetto al confronto in corso in Basilicata? La candidatura della Todde è stata davvero irresistibile? Non penso proprio.

La Todde non ha aggiunto voti si è limitata a mantenere il consenso preso dal M5S alle amministrative del 2019. Stesso discorso vale per il PD e per le formazioni minori. Partendo da questo dato per vincere in Basilicata serve un candidato capace di andare oltre il “campo” rappresentato dalla somma M5S + PD + Liste minori. Il PD essendo l’unico partito strutturato nel campo largo ha l’onore e l’onere di dover essere il play maker della coalizione.  Per quanto riguarda il M5S deve capire che può essere determinante ai fini della vittoria elettorale alla sola condizione che la sua classe dirigente diventi realmente tale accettando il confronto senza pregiudizi ideologici.

Faccio notare, che a differenza di Chiorazzo che è un cooperante, la  Todde è un’imprenditrice per cui stigmatizzare il primo perché imprenditore è solo strumentale. I possibili candidati proposti dal M5S sono nomi, senza togliere nulla a ciascuno di essi,  fatti a caso frutto di improvvisazione. L’unico candidato alla presidenza della giunta regionale in grado di portare valore aggiunto al “campo largo” è quella di Angelo Chiorazzo.  Aggiungo di più visto il dato della Sardegna la candidatura Chiorazzo, costruendo un campo largo civico potrebbe essere vincente anche senza l’apporto del M5S il quale è noto è spaccato al proprio interno.

La candidatura di Chiorazzo è vincente perché non è estemporanea, è il frutto di un processo che viene da lontano. Sul piano della cultura politica Chiorazzo è espressione della dottrina sociale della Chiesa e del modello economico cooperante per cui è un profilo politico e culturale fuori dall’autoreferenzialità di liste e cartelli elettorali personali.  In conclusione pur essendo diverso il contesto sardo, da quanto ho esposto, ritengo che ci sono spunti utili per evitare errori. Uno degli spunti è quello di portare il confronto sul tavolo romano sottraendolo alle posizioni sconclusionate e strumentali di questi mesi. Si assumessero Conte e Schlein la responsabilità della scelta.

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