Belpietro: un appello al “NO” prima dell’addio a Libero.

Un appello al “NO” prima dell’addio. Dopo sette anni Maurizio Belpietro lascia la direzione del quotidiano “Libero”. Al suo posto arriva Vittorio Feltri che torna dopo 16 anni alla guida del giornale da lui fondato nel 2000. Ed è dedicato proprio al referendum sulla riforma costituzionale l’ultimo editoriale di Belpietro. Un editoriale, quello di oggi, scritto in risposta alla domanda di un lettore che chiede: La posizione della direzione di Libero verso il referendum è per il sì o per il no?  “Non so cosa pensi la direzione di Libero, – è la risposta del Direttore – so che cosa pensa Maurizio Belpietro che fino a questa sera di Libero è il direttore. Io sono per il No e per un motivo molto semplice: perché la riforma costituzionale su cui gli italiani sono chiamati a pronunciarsi non è equilibrata ma pende tutta a favore di Renzi.
Non sono mai stato tra coloro che difendevano a spada tratta la nostra Carta, né l’ ho mai definita come alcuni «la più bella del mondo». Le mie opinioni al riguardo coincidono con quelle di Indro Montanelli, quando Montanelli era Montanelli e non era ancora stato roso dal tarlo dell’ anti-berlusconismo. Credo che la Costituzione sia il frutto di un brutto compromesso e la si debba rendere più moderna e efficiente, togliendole alcuni orpelli ideologici di cui ridonda. Tuttavia penso anche che non si fa la riforma della Costituzione contro qualcuno, né la si fa per consolidare o conservare il potere di qualcuno. E invece la riforma voluta da Renzi punta proprio a questo. Anzi: punta solo a questo. Non a risparmiare, non a velocizzare i processi decisionali, ma a consentire che le sue decisioni non incontrino gli intralci del Parlamento. Renzi si è fatto una Costituzione su misura, dopo essersi fatto una legge elettorale su misura, con la quale deciderà lui, capo del governo e capo del Pd, chi far sedere a Montecitorio. L’uomo è pericoloso per come gestisce il potere, per come lo occupa e per come lo usa contro gli avversari. Con in mano una Costituzione che gli assegna pieni poteri lo sarà ancora di più.Sono cresciuto in un’epoca in cui la sinistra viveva con l’ ossessione del golpe, convinta che i fascisti e la Cia preparassero un colpo di Stato. L’ossessione del putsch non mi sfiorava allora e non mi sfiora ora. Quello che Renzi prepara non è un golpe. Il presidente del Consiglio sta solo apparecchiando una dittatura democratica, dove le forme della Repubblica sono rispettate, ma a Palazzo Chigi governa un monarca. La dissidenza non è contemplata e neppure la critica. Qualcuno dice però che Silvio Berlusconi si è reso colpevole di aver approvato la riforma, almeno all’inizio, prima di rendersi conto che il patto del Nazareno in realtà era un pacco. E dunque accusa il Cavaliere di giravolta. E allora? Chi non fa capriole in politica? Per non dire sui giornali. Come girafrittate il premier è un campione e non bisogna fare sforzi per averne prova: è sufficiente rileggersi ciò che ha detto l’ altro ieri quando ha accusato l’ opposizione di personalizzare contro di lui il referendum e quanto lo stesso Renzi dichiarava un paio di settimane fa. È il capo del governo ad aver trasformato il plebiscito di ottobre in un plebiscito su di lui, ma ora preferisce sostenere che siano stati gli altri. Del resto, non si fa politica se non si sa raccontare un certo numero di bugie. Nel caso del presidente del Consiglio per elencarle tutte serve un’ Enciclopedia, ma tutti ricordano – anche perché lo scrisse in un libro – che non si sarebbe candidato alla segreteria, salvo poi farlo qualche mese dopo…”.
Insomma, colpo di scena a Libero. Il cambiamento repentino quanto inatteso alla direzione del quotidiano porterà senza ombra di dubbio anche ad un cambio di linea. Fino ad oggi, infatti, Libero ha fiancheggiato nel centrodestra la linea di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, ovvero quella delle “Nuove leve” rispetto al vecchio e stanco leader di sempre, Silvio Berlusconi. Ma adesso le cose cambieranno. Infatti, sarebbe stato proprio il “No, contro il pericolo Renzi” a far saltare la Direzione di Libero, la cui proprietà, invece, sembrerebbe orientata ad un cambio di linea editoriale del quotidiano, verso toni più morbidi nei confronti del premier Matteo Renzi e del suo governo, anche e soprattutto in vista del referendum. E allora non è un caso il ritorno di Vittorio Feltri alla direzione di Libero, ultimamente schieratosi per il sì al referendum.

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