di Redazione. Voci di corridoio, perché di ufficiale non c’è ancora niente, dicono che la fatidica “quota 100” dovrebbe partire tra febbraio e aprile del prossimo anno con alcune finestre mobili di 3 mesi nel campo del privato e 3+3 nel settore pubblico, per tamponare l’emorragia di travet.
Resterebbe anche il divieto di cumulo per i redditi dal lavoro per almeno cinque anni dopo l’uscita dal lavoro.
Ma la novità sarebbe la durata del provvedimento “quota 100” che dovrebbe restare in vigore per tre ani, fino al 2022, per poi cedere il passo a “quota 41”.
Insomma, solo con 41 anni di contributi versati si potrà accedere al pensionamento anticipato a prescindere dall’età anagrafica. Per chi sceglierà questa strada dal 2022 in poi ci saranno alcune penalizzazioni perché il calcolo della pensione in quel caso sarà a maggioranza contributiva.
Tra le misure che il governo si appresta a varare c’è anche la proroga per un anno dell’opzione donna e dell’Ape.
La spesa per il pacchetto pensioni dovrebbe così scendere (a Bruxelles piacendo) di 1,5 -1,8 miliardi.
Naturalmente andare in pensione prima di quanto stabilito dalla Legge Fornero, che non è stata abrogata come si urlava in campagna elettorale, ma che resta sempre lì con il limite dei 67 anni + speranza di vita, non sarà indolore per le tasche dei futuri pensionati il cui assegno verrà calcolato col sistema contributivo “secco”.
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Il Sig.GRILLO ha creato il M5S e lui stesso lo ha distrutto con le sue mani. Dovrebbe imparare da statisti…
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