Unità delle Sinistre. Un percorso possibile.

di Gerardo Lisco. Con le Assemblee di ‘Art.1 Mdp’, ‘S.I.’ e ‘Possibile’, il percorso di costruzione, se non proprio di un soggetto unico, quantomeno di una Lista unica per le prossime elezioni politiche, si è avviato. Al di là dell’importanza delle Assemblee il percorso è ancora irto di difficoltà. Non bisogna dimenticare che ‘Art.1 Mdp’ nasce dalla scissione sia dal PD che da Sinistra Italiana e che oggi dallo stesso ‘Art. 1 Mdp’ potrebbero esserci dei fuoriusciti che seguiranno Pisapia.
Ipotesi questa che larga parte del potenziale elettorato di sinistra ha già accolto con un sospiro di sollievo. Le difficoltà sono tante e la riuscita del progetto, cioè il raggiungimento di una percentuale di consenso tale da consentire la costituzione di gruppi parlamentari autonomi sia alla Camera dei Deputati che al Senato, per quanto possa sembrare a portata di mano, richiede un lavoro di costruzione del consenso non indifferente. Penso che una delle prime cose che il potenziale elettorato di sinistra si aspetta dai rappresentati delle tre sigle (chiamarli partiti sarebbe fuori luogo) è che non discutano tra di loro ma che ritornino a discutere con la Società, cioè tornino a fare politica. In questi anni la politica si è ridotta a pura e semplice tecnica, cioè si è pensato che essa fosse un discorso, avulso dalla Società, funzionale alla sola salvaguardia e riproduzione del ceto politico. Non è un caso che anche da Sinistra abbiamo ascoltato affermare che l’allargamento del non voto fosse un sintomo di maturità democratica. Dimenticando che un frutto maturo se non colto e consumato, se lasciato a se stesso, marcisce. Fuor di metafora oggi appare sempre più chiaro che ad essere in crisi oltre la Società è anche la Democrazia. Dopo che per anni, se non ci si è parlati addosso, si è scelto di aderire acriticamente alla vulgata neoliberista dando un‘adesione pedissequa a un modello di UE che di fatto favorisce i territori e i ceti sociali più forti, riprendere a fare politica non è cosa facile. A ciò si aggiunge il dramma di un ceto politico selezionato per cooptazione all’insegna della condivisione acritica del “pensiero unico” neoliberista. Capisco che è difficile ritornare a fare politica, perché, tra tante altre cose, manca una cultura politica di riferimento alternativa a quella egemone, ma questa è la sfida. Per la riuscita del progetto non bisogna sbagliare campagna elettorale. Occorre smettere di parlarsi addosso o tra di noi, capire che gli alleati per la riuscita del progetto non sono gli altri ceti politici ma la Società e nello specifico quelle fette di Società e di territori sempre più esclusi da politiche di sviluppo, di crescita e di redistribuzione della ricchezza secondo principi di uguaglianza e giustizia sociale. Il profilo politico della lista unitaria non è ancora definito in modo chiaro e netto. Eppure mai come nell’attuale contesto ciò che la Società chiede è chiarezza, è nettezza della proposta. Essere chiari e netti significa dire cosa si vuol fare in tema di: lavoro, scuola, università, Mezzogiorno, Sanità, privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici di interesse economico, fisco, politiche dei redditi dopo anni di “moderazione salariale”, investimenti in ricerca e innovazione, ambiente, protezione dei più deboli che deve significare sia protezione sociale che anche ordine pubblico. Non bisogna dimenticare che i quartieri delle città dove si convive con il degrado, che è anche mancanza di sicurezza, sono proprio i quartieri abitati da proletariato e piccola borghesia. Cioè quartieri abitati da quella workingclass che sta pagando sulla propria pelle i processi di ristrutturazione del sistema in funzione delle aree e dei ceti sociale egemoni. Affrontare i temi sopra elencati per offrire una prospettiva che sia di giustizia e di uguaglianza tra territori, pezzi di società e generazioni deve essere il fine. Per citare una canzone di altri tempi non solo l’operaio deve avere la possibilità di fare il figlio dottore ma il figlio dell’operaio, una volta laureato, deve avere la possibilità concreta di farlo il dottore. I temi che ho elencato vengono affrontati già sia da Art. 1 Mdp che da S.I. e Possibile ma non è sufficiente. Non serve solo affrontarli, serve offrire soluzioni che siano alternative a quelle offerte dalle Destre. Diversamente essendo le opzioni politiche tutte di fatto uguali, al consenso che verrà da candidature forti legate ai territori, non si sommerà il valore aggiunto, in grado di fare la differenza, costituito da quegli elettori di sinistra che scelgono di votare giudicando nel merito la proposta.

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