Un’altra Italia è possibile!
Arrivano in redazione critiche molto aspre, nelle quali si sostiene con veemenza che per uscire dalla crisi servono fatti concreti e poche chiacchiere.
Come non prenderne atto? E’ una sacrosanta verità.
Sono anni che da queste pagine si leva un accorato appello ai potenti di turno che si avvicendano di volta in volta alla guida del Paese, per attuare politiche economiche e sociali rivolte al raggiungimento del bene comune.
Ma le risposte di chi “deve” rispondere alle aspettative di un Paese stremato da scandali, inefficienze e ruberie sono stati gli “80 euro” di Matteo Renzi, da restituire indietro con la maggiorazione degli interessi imposti da una valanga di tasse senza precedenti, il decreto “(s)Blocca Italia” e tutta quella serie di “inutili riformette” sparate a raffica che non riformano proprio un bel niente, ma che, anzi, creano più deficit pubblico per lo Stato e più povertà per i cittadini!
Nel mese di luglio sono stati persi oltre 1.000 posti di lavoro al giorno, nonostante il jobs act.
Nel mese di agosto l’Italia entra in deflazione dopo oltre 50 anni, nonostante l’ottimismo del premier!
Uscire dalla crisi non è certo facile, ma è possibile e bisogna farlo in fretta. Basta decidersi, una volta per tutte, a mettersi sulla retta via e percorrerla tutta fino in fondo, senza spot e annunci, ma con atti concreti e sostanziali, altrimenti il rischio è per davvero quello di perdersi per sempre nelle paludi di uno sterile riformismo di facciata. E la strada giusta da percorrere è quella che porta a:
- ridurre il gap economico che si è generato con l’entrata nell’euro tra stipendi e costo della vita: l’euro così com’è ha falcidiato salari e pensioni da lavoro dipendente lasciando che i prezzi al consumo lievitassero in termini esponenziali;
- ricapitalizzare le piccole e medie imprese;
- rilanciare agricoltura, allevamento, pesca, artigianato, edilizia, arte e turismo, che sono il volano naturale dell’economia nazionale;
- alleggerire in modo sostanziale un carico fiscale che si è fatto insopportabile – in particolare su casa e lavoro – e che penalizza soprattutto le fasce più deboli della società;
- rilanciare gli investimenti pubblici: infrastrutture per la mobilità, messa in sicurezza del territorio, manutenzione e riqualificazione delle città, saldare il debito con le imprese e garantire servizi efficienti ai cittadini.
- mettere in campo controlli più severi su tutto, deducibilità di ogni genere di spesa, incentivi e premi – e non altre inutili norme – per combattere evasione fiscale e corruzione;
- perorare politiche europee che portino nel nostro Paese non solo il peggio imposto dalla Troika, e quindi, oltre al rigore dei conti pubblici, soprattutto meno burocrazia e più modernità, sviluppo e innovazione, meno “unti dal signore” e più meritocrazia, meno privilegi di casta e più giustizia sociale, meno sacrifici e più liquidità per imprese e famiglie.
freeskipper si concede qualche giorno di vacanza, ma la sezione dei commenti rimane sempre aperta.
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