Tetto agli ‘stipendi d’oro’ e reddito minimo garantito agli ‘stipendi da fame’.

Un tetto di 240mila euro per tutti coloro che lavorano nel servizio pubblico, per calmierare gli “stipendi d’oro” dei colletti bianchi e di molti volti noti della Rai, è già legge dello Stato più che legittima, giusta e degna di un Paese civile e democratico, anche se molto spesso è una regola che viene elusa e raggirata. Un tale limite andrebbe imposto anche nel settore privato, a costo di far inorridire gli sponsor del libero mercato e farli gridare “comunisti, comunisti”! Un tetto retributivo per tutti, quindi, anche per calciatori, attori, cantanti, manager, imprenditori, ecc, ecc.
Un limite massimo al guadagno di ogni essere umano, imposto per legge o assicurato dalla fiscalità, per redistribuire la ricchezza spropositata che taluni riescono ad accumulare, anche grazie al sudore dei loro collaboratori e di quelle maestranze che non riuscirebbero a mettere da parte quanto loro neppure se lavorassero per centomila anni, e soprattutto grazie ad un pubblico e a una clientela che, consumando i loro prodotti, altro non sono che il finanziatore diretto delle loro immense, esagerate, spropositate, fortune.
Ma se è giusto ridimensionare i famigerati “stipendi d’oro”, sarebbe altrettanto urgente ridare fiato a tutti coloro che tirano avanti con mille euro al mese, ai cosiddetti “stipendi da fame”! Perciò, è auspicabile, quanto giusto, etico e sacrosanto, elargire per legge un “reddito minimo garantito” in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita, da pensione), indipendentemente dall’attività lavorativa effettuata ed erogato durante tutta la vita del soggetto. Un reddito minimo garantito a tutti coloro che lavorano e sgobbano ogni giorno nell’ombra e non sotto i riflettori, ma che alla resa dei conti sono il vero motore dell’economia di ogni Paese. Un motore che, purtroppo, nel Belpaese s’è fermato da troppo tempo!

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