Un nuovo modello di società.

Renzi, dopo aver rottamato e portato allo sfascio prima l’Italia e adesso il Pd, se n’è andato negli States a scrivere il diario del suo ‘viaggio-studio’, lasciando i compiti a casa per Gentiloni e Orfini. Raggi, dopo il niet alle Olimpiadi, sfoglia la margherita dello Stadio della Roma, ‘lo stadio si fa, non si fa…’. Berlusconi, dall’esilio politico di Arcore, è rimasto ancora alla ricerca di quel leader col ‘quid’ che in realtà non vuole trovare, perché lui non intende abdicare, perchè lui è insostituibile, perchè lui è eterno,
immortale. E noi, cittadini di questa Italia senza nè capo, nè coda, restiamo qui, sulla nave che affonda, senza neppure il conforto di un salvagente o di una scialuppa di salvataggio. A noi cittadini, che continuiamo a pagare l’inerzia di questa politica asservita alla finanza globale, restano sul groppone – rigorosamente e gravosamente irrisolti – i problemi di sempre. Primo su tutti il “lavoro”. In una società ‘digitalizzata’ e ‘robotizzata’ che ha fagocitato milioni di posti di lavoro e ridotto in miseria quei pochi ‘fortunati’ che un lavoro ancora ce l’hanno, serve ormai come l’aria che respiriamo un nuovo modello di società che sappia redistribuire quel poco di lavoro rimasto e soprattutto quella montagna di miliardi di ricchezza mondiale che è saldamente in mano a pochi gruppi economici e finanziari. La soluzione è a portata di mano, basta volerla attuare. Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti, a fronte di un salario e di una pensione che consenta a tutti, nessuno escluso, una vita ‘dignitosa’. Redistribuire la ricchezza mondiale mettendo in pratica il virtuoso principio dei vasi comunicanti: togliere a chi ha tanto, troppo, per dare a chi ha meno o addirittura niente!

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