Stato-Nazione e Nazionalismo. Revival etnico e libero mercato.

di Gerardo Lisco. Anni fa, all’indomani della disgregazione della Jugoslavia venne pubblicata una interessante ricerca curata da Walker Connor dal titolo “Etnonazionalismo”. Nella ricerca si sostiene che, in presenza della disgregazione delle ideologie – nel caso specifico di quella comunista a seguito del crollo dell’URSS – e nel vuoto di riferimenti culturali ritornano in auge le identità tradizionali sopite per decenni. Al crollo dello Stato-Nazione Jugoslavo, tenuto insieme dall’ideologia Comunista, ciascuna delle entità etniche, religiose, linguistiche che lo costituivano si riappropriava delle proprie radici. Non si era più Jugoslavo ma Croato, Sloveno, Serbo,
Macedone o nulla, come nel caso dei Musulmani di Bosnia. Questo processo disgregativo ha riguardato la stessa URSS, la Cecoslovacchia ed altri Paesi europei. In Italia con l’affermarsi della Lega e specularmente del movimento neoborbonico; in Belgio, dove per lunghissimo tempo non è stato possibile formare un governo a causa dell’eccessiva parcellizzazione della rappresentanza parlamentare dovuta a questioni etniche. Nel Regno Unito, dove è nato e cresciuto il Partito Nazionale Scozzese che ha promosso perfino un referendum indipendentista. In Spagna dove si sta consumando, proprio in questi giorni, il conflitto tra il Governo centrale e la Catalogna in merito al referendum indipendentista promosso da quest’ultima. Stiamo assistendo al processo inverso rispetto a quello iniziato nel XIV secolo che vide progressivamente la nascita degli Stati-Nazione. Processo che si completò con i Trattati di pace che posero fine alla Prima Guerra Mondiale segnando l’affermazione del Principio di Nazionalità ufficializzando la fine dell’entità geopolitica multiculturale e multietnica rappresentata dall’Impero Asburgico. Rimase l’URSS che trovò la propria ragion d’essere nell’ideologia Comunista, altra cosa rispetto a ciò che cementava l’idea dello Stato-Nazione. Con l’affermazione degli Stati-Nazione vennero messe in discussione le due entità Universalità dell’Epoca e cioè l’Impero e la Chiesa, con il trionfo della Globalizzazione Neoliberista torna in auge una visione universale che ha la pretesa di tenere insieme, attraverso il mercato, le molteplici identità culturali ed etniche. L’idea che sta alla base del superamento dello Stato-Nazione è quella di Von Hayeck. Per l’ideologo dell’attuale corso storico, la causa dei due conflitti mondiali è il Nazionalismo cioè l’esaltazione dello Stato-Nazione. Non c’è dubbio che i due conflitti mondiali siano il prodotto dei rispettivi nazionalismi; ma non si può concludere che Stato-Nazione e Nazionalismo coincidano. Devo presumere che Von Hayeck faccia queste affermazioni, prendendo spunto dalla propria esperienza legata alla fine dell’Impero Austro – Ungarico del quale era suddito. L’Austria – Ungheria era appunto una entità statuale multietnica e multiculturale tenuta insieme dall’autorevolezza della casa regnante e dall’apparato burocratico e militare fedele alla monarchia. Se l’Impero Austro – Ungarico crolla a causa dei rigurgiti nazionali, von Hayeck ipotizza un’entità universale nella quale, non le singole nazionalità ma i singoli individui interagiscono liberamente tra di loro nell’unica realtà possibile: il mercato. Da qui il superamento dell’idea dello Stato-Nazione espressione della comunità nazionale in contrapposizione all’individuo. Il passo successivo è la trasformazione dello Stato a mero regolatore delle relazioni di mercato, nell’accezione ordoliberalista propria della cultura politica ed economica tedesca. Alla luce del revival etnico ciò che emerge in modo forte è il sostanziale fallimento dell’idea hayeckiana del superamento dello Stato a favore del mercato. Il ritorno dell’etnia e quindi dell’idea del principio della nazione non riguarda solo l’Europa ma interessa l’intero Mondo. Huntington anni fa parlava del conflitto di civiltà che sarebbe subentrato alla contrapposizione tra Est e Ovest. Penso che il conflitto individuato da Huntington sia il prodotto della globalizzazione e dell’ideologia neoliberista. Conflitto, crisi, instabilità sono insiti nel concetto di libero mercato. Il mondo, con la Globalizzazione, è ritornato allo stato dell’homo homini lupus. Come dicevo Stato-Nazione e Nazionalismo non sono la stessa cosa. Il primo può esistere senza essere Nazionalista. Ritenere la Globalizzazione una dato ineluttabile vuol dire rinunciare alla Democrazia a favore di Organismi tecnocratici svincolati da qualsiasi controllo, vuol dire rinunciare a politiche redistributive ed egualitarie, vuol dire rinunciare alla diversità a favore della omologazione e della massificazione propria del moderno sistema capitalista. Che lo Stato-Nazione sia o meno Nazionalista dipende dalle culture politiche che si confrontano al suo interno, dal Governo democraticamente eletto e dal livello di partecipazione democratica. Quanto più le distanze tra élites di Governo e sudditi si allontanano tanto più la reazione etnica e i localismi diventano forti. Le oligarchie che controllano la globalizzazione reagiscono intervenendo su due aspetti: da una parte mirano al rafforzamento del controllo fisico delle masse attraverso il potenziamento degli strumenti di sicurezza e controllo, strumenti supportati dell’ideologia tecnocratica; dall’altra tendono a disgregare ciò che resta dello Stato-Nazione potenziando entità locali, facilmente controllabili, facendo passare questo processo di decentramento come democratico e liberale. L’opposizione al sistema finanzcapitalista passa attraverso il recupero delle identità nazionali, non certamente inseguendo le molteplici opposizioni che provengono da una moltitudine priva di coscienza facilmente manovrabile ed etero dirette dallo stesso potere che hanno la pretesa di contestare.

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