Signore e Signori, questa è la politica italiana!

Siamo un Paese alla deriva, senza più regole, senza etica, senza pudore, senza cultura, senza una classe dirigente degna e capace e con un popolo depresso e avvilito dalla crisi economica, politica e sociale di questo ultimo ventennio che, dopo Sanremo, non sa più a quale santo votarsi! Siamo un Paese spogliato di tutto, un Paese rimasto in braghe di tela! Il pil non sale ma, per contro, il livello del dibattito politico è sceso nel sottoscala dell’indecenza.
Del resto, quando non si affrontano seriamente i problemi della gente e le gravi urgenze del Paese, non si può che finire nel chiacchiericcio da bar. E così, dopo le ‘olgettine’, è ‘Patata bollente’, come titola la prima pagina di ‘Libero’, con a fianco una foto di Virginia Raggi, a finire sotto attacco del Movimento5stelle: “#Libero, eccola l’informazione italiana!”, attacca Beppe Grillo in un tweet invitando gli iscritti a mandare mail di protesta al direttore responsabile e al direttore editoriale di Libero. “Non so se sia sessismo o semplice idiozia, in ogni caso mi fa schifo. La mia solidarietà a Virginia Raggi. La stampa ha superato ogni limite”, gli fa eco Luigi Di Maio. Evidentemente, a Beppe Grillo e ai grillini non è proprio piaciuto il titolo di prima pagina di Libero. “Patata bollente”, riferito a Virginia Raggi, ha scatenato la reazione dei pentastellati, che dal web hanno invitato alla gogna pubblica direttore e vice. Nel suo editoriale, Vittorio Feltri, spiegava, anche con ironia, come la vicenda politico-privata della sindaca grillina di Roma, persa tra inchieste giudiziarie e gossip sui presunti flirt in Campidoglio con i suoi assistenti, gli ricordi da vicino quella ben nota e assai più strombazzata di Silvio Berlusconi e le ‘olgettine’, vicenda che per inciso è costata parecchio al Cav in termini di voti e reputazione. “Ci risiamo con le patate bollenti.  – Scrive il direttore di Libero – Alcuni anni orsono fu la volta di Ruby Rubacuori, spacciata addirittura per nipote di Mubarak, che sollevò uno scandalo la cui eco ancora non si è spenta, dato che Berlusconi, assolto per averla trombata (scopare non è reato, per fortuna, altrimenti saremmo tutti in galera, tranne me poiché non ricordo come si faccia) è di nuovo sotto processo perché alimenta un certo numero di ragazze eleganti e diffamate dai media in quanto l’avrebbero data via. Adesso, per la legge del trapasso, tocca a Virginia Raggi assumere il ruolo increscioso di tubero incandescente. Finire sulla brace è un rischio per tutte le belle signore e perfino per quelle che belle non sono. Cosicché è giunto, inatteso, il momento della sindaca di Roma, Virgo potens del Movimento 5 stelle. (….) Intendiamoci, personalmente non condanno i peccati della carne e neppure quelli del pesce. Il moralismo non è il mio forte. Pertanto mi limito a sottolineare che le debolezze accertate del Cavaliere meritano la medesima considerazione di quelle supposte della sindaca. Le valutiamo con lo stesso metro di giudizio: l’erotismo è legittimo ed è materia su cui non vale la pena di indagare”. Più che di merito, dunque, un problema di par condicio. “Non ho titolo per chiedere le dimissioni della Raggi, ma i suoi mentori cessino di adorarla come una regina”, è l’invito di Feltri, che poi profetizza: “Con la presente preghiera mi sarò guadagnato spero l’iscrizione nella lista di proscrizione che Di Maio ha compilato includendovi i giornalisti sgraditi e rei di aver canzonato i santi pentastellati. (…) Avrei voluto parlare con Di Maio per chiedergli conto della sua iniziativa, ma mi hanno riferito che egli è impegnato a tenere una lezione universitaria sull’uso del congiuntivo, e che nei prossimi giorni ne terrà una seconda sul corretto impiego del gerundio. Peccato. Lo avrei volentieri mandato affanculo.”. …affanculo, per l’appunto, in nomine par condicio!?

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