di Pier Giorgio Tomatis. Una volta al Governo c’era la Dc e si diceva e scriveva che prima delle elezioni si asfaltavano le strade (mancetta preelettorale) per poi scoprire nelle finanziarie successive i soliti aumenti dei ticket sanitari, del prezzo dei tabacchi, bolli e via discorrendo.
Oggi, se vogliamo, c’è un po’ più di indecisione sul risultato elettorale e le notizione bomba sui programmi elettorali sono ripartite su più possibili vincitori. Le promesse (ovviamente) si sprecano e c’è chi promette dentiere e veterinario gratis, chi un reddito di cittadinanza e chi (addirittura) l’abolizione della tassa più odiata dagli italiani (il canone RAI). Promesse da marinaio, lo sappiamo tutti e benissimo.
Terminata la competizione i partiti torneranno a cercar di far quadrare i conti dello Stato cercando di favorire gli amici degli amici e i loro orticelli. Tanto Pantalone pagherà sempre i conti per tutto e tutti.
E poi, il bello delle promesse è che si possono tradire con grazia, eleganza o con forza e violenza tanto gli italiani sanno dimenticare e 5 anni di legislatura sono così lunghi da trascorrere.
I partiti non hanno nemmeno paura di veder scomparire i grossi nomi che hanno legato i propri destini a quello della politica perché questi veri e propri soloni non muoiono mai e (anzi) risuscitano più vivi di prima ad ogni tornata elettorale.
E se proprio stanno per scomparire dai radar c’è sempre il ruolo di senatori a vita o quello di presidenti della repubblica a ridar loro un po’ di notorietà e lustro.
L’Italia non è cambiata di una sola virgola in questi ultimi decenni e se analizziamo bene le idee dei componenti dei vari governi che si sono succeduti negli anni scopriamo che fondamentalmente ci troviamo di fronte a rinnovati episodi di pentapartito (PSDI, PSI, PRI, DC, PLI) con il PCI all’opposizione da una parte e il MSI dall’altra. Altro che Destra e Sinistra…
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