Potrà mai un elettore di sinistra radicale scegliere il PD di Renzi al ballottaggio con M5S?

di Gerardo Lisco. Recenti sondaggi danno sostanzialmente un quadro di questo tipo: in caso di elezioni il PD di Renzi presentandosi con una lista unica che contiene NCD, Scelta Civica e l’area ex Forza Italia che fa capo a Verdini passerebbe al doppio turno con una percentuale inferiore al M5S; in caso di alleanza con la sinistra c.d. radicale, scaricando quindi il centrodestra che attualmente sorregge il
governo, passerebbe al ballottaggio con 37-38% di voti con notevoli possibilità di vincere al secondo turno. In sostanza il dato è che vince chi conquista l’elettorato di sinistra e che il ballottaggio dovrebbe essere tra PD e M5S. La domanda da porsi è: tra i due contendenti, quale potrebbe avere maggiore appeal rispetto all’elettorato definibile come di Sinistra Radicale? I dati dei sondaggi, per quanto vadano presi cum grano salis, indicano pur sempre una tendenza. L’area di sinistra radicale, per capirci quella che può essere ricondotta all’idea di “Coalizione sociale” non diverrà, nell’arco di tempo che va da qui alle elezioni politiche che si terranno nel 2018, un partito organizzato e strutturato. All’appuntamento elettorale si presenterà come un trust che, sulla base di accordi tra movimenti, associazioni, personalità del mondo della cultura, ecc., presenterà una proposta politica avendo in se i valori di una sinistra che si richiama alla solidarietà sociale, alla difesa dei diritti sociali e civili, all’introduzione di strumenti di democrazia partecipativa, alla lotta contro oligopoli ed oligarchie, a una idea di Europa come Stato – Nazione Democratico, di etica pubblica. Un progetto politico di questo genere non ha bisogno né di leader carismatici e nemmeno di capi bonapartisti. Per tradursi in concreto ha bisogno piuttosto di partecipazione e di interazione tra uguali. Come è già successo con la Lista Tsipras alle elezioni Europee, è stata sufficiente la presentazione di un simbolo che si richiamasse in qualche modo all’identità culturale e politica di cui sopra, per prendere quel 4% di voti che gli ha consentito di occupare uno spazio politico. Credo che coloro che pensano che questo possa essere un progetto velleitario, fuori dal mondo e privo di respiro politico, non abbiano capito le dinamiche in atto nella società. Destra e sinistra, intese come socialdemocrazia e liberalismo, tendono sempre di più ad essere uguali fino al punto da occupare lo stesso spazio politico con la sovrapposizione degli elettorati. Di contro le opposizioni, tanto nell’accezione nazionalpopulista quanto in chi si richiama genericamente alla categoria politica ”cittadini”, tendono ad allargare la propria area di rappresentanza. In Italia il M5S prova ad interpretare la seconda opzione politica. Il bacino elettorale al quale si rivolgono tanto i Liberali quanto i Socialdemocratici tende sempre di più a sovrapporsi, da qui la necessità di introdurre sistemi elettorali e di rappresentanza miranti a ridurre gli spazi di partecipazione politica, non importa se il numero di elettori si riduce ad ogni tornata, importa solo che vadano a votare quelli del proprio schieramento. In Italia il riconoscimento della sovrapposizione dei bacini elettorali verrebbe ufficializzata con la formazione del “Listone” dato il sistema elettorale introdotto dall’Italicum. Basta con alleanze tra partiti distinti e separati che poi si alleano in nome della “responsabilità” all’indomani delle elezioni. Non un’alleanza Lib/Lab, come si diceva una volta, meglio un unico “Listone” con l’intestazione “Partito della Nazione”. La chance di vittoria che ha una “Lista” simile è strettamente legata ai meccanismi elettorali e di alleanza con i poteri forti che controllano media e finanza. Verrebbe da dire un’alleanza di questo genere è imbattibile. Dalla Storia per la verità deduco altro. Evinco, sì, momenti di restaurazione brutale come quelli che stiamo vivendo ma anche la nascita e l’affermazione di grandi passioni che riescono a muovere masse indistinte reagendo contro un sistema che, a pelle, viene percepito come nemico. Il “Listone” non è in grado di allargare il consenso oltre un certo livello. Non ha questa capacità perché non ha in se l’idea di pluralismo di interessi e di rappresentanza sociale. L’idea dei “nominati” ha in se il modello della rappresentanza dei cacicchi. Se questo è il quadro, il M5S al secondo turno potrebbe intercettare proprio l’elettorato della c.d. Sinistra Radicale che al primo turno si presenterebbe da sola. Sempre stando ai sondaggi un forza politica di Sinistra Radicale si collocherebbe tra il 6% e il 10% dei consensi. Non è un dato irrilevante. Al secondo turno vincerebbe chi ha più appeal rispetto a coloro che decideranno comunque di andare a votare pur non essendo presente il soggetto politico nel quale si riconoscono. Chiudo ponendo una domanda: potrà mai un elettore di sinistra radicale scegliere al secondo turno il PD di Renzi? Non credo proprio. A questo punto tutta la partita è in mano al M5S. Fino ad ora ha dimostrato di essere stato il fenomeno politico dalle occasioni perse; ciò non vuol dire che il tempo sia passato inutilmente.

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