Petizione al Parlamento Europeo sul rispetto del diritto internazionale, dei valori dell’Unione e dei diritti fondamentali.

di Pier Virgilio Dastoli. Ho l’onore di inviarvi a nome dei Movimenti europei di Italia, Francia, Polonia e Spagna, di Concord Italia, Emergency, Eumans, Legambiente, Medel, Open Arms, e la rete The Last20, insieme ad oltre cento soggetti collettivi e mille cittadine e cittadini la “PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO SUL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, DEI VALORI DELL’UNIONE E DEI DIRITTI FONDAMENTALI” in base agli articoli 20-24 e 127 sul Trattato sul funzionamento dell’UE e della Carta dei diritti fondamentali.
Riteniamo che le richieste contenute nella Petizione debbano essere esaminate con urgenza e che sia necessario chiedere alla Commissione europea di rispondere alle domande contenute nella Petizione.
Aggiungiamo anche che abbiamo deciso di avviare delle iniziative coerenti con gli obiettivi della Petizione ed in particolare la creazione di un Osservatorio europeo, una iniziativa dei cittadini europei per modificare il regolamento 2021/1148 e la creazione di un fondo dotato di 1 miliardo e mezzo di euro per operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Cogliamo l’occasione per inviarLe i nostri più cordiali saluti,
Pier Virgilio Dastoli
PRESIDENTE
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Movimento Europeo Italia
Via Angelo Brunetti, 60
00186 Roma (Italia)
Tel. +39 0636001705
Fax. 0687755731
www.movimentoeuropeo.it
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PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO SUL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE, DEI VALORI DELL’UNIONE E DEI DIRITTI FONDAMENTALI

CON CARATTERE DI URGENZA
Noi cittadine e cittadini dell’Unione europea, associazioni, persone fisiche di paesi terzi residenti nell’Unione europea
– Viste le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio ed in particolare il punto 23.e
– Vista la lettera della presidente della Commissione europea Ursula von derLeyen del 26 gennaio 2023 ai Capi di Stato e di governo, una lettera che sembrerebbe rappresentare un mutamento di approccio della Commissione europea rispetto al Migration Pact del settembre 2020 passando dalla priorità del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’Unione europea e della tutela dei diritti fondamentali ad un’Europa che respinge e che esclude
– Viste le richieste al Consiglio europeo dei governi di Austria, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia
– Considerando gli articoli 20, 24 e 227 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
– Considerando gli articoli 77, 78, 79 e 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea
– Considerando la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed in particolate gli articoli 1, 2, 4, 5, 15, 18, 19
– Considerando la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951
– Considerando la Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo del 1985
– Considerando la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali del 1950
– Considerando che i Capi di Stato e di governo dei Ventisette hanno deciso di concentrarsi sul rafforzamento dell’azione esterna, sulla cooperazione in materia di rimpatrio e di riammissione, sul controllo delle frontiere esterne, sulla lotta alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici e sulla cooperazione con Europol, Frontex e Eurojust confermando il principio secondo cui il controllo dei flussi di migranti è essenzialmente un problema di sicurezza
– Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sulle ragioni dei movimenti di popolazioni, che avvengono in larga parte all’interno dei paesi di origine, fra paesi dell’Africa sub-sahariana e verso paesi in via di sviluppo, sul fatto che il cosiddetto pull factor non deriva dalla mancanza di respingimenti e di rimpatri dei migranti irregolari ma dalla fuga inarrestabile dai conflitti interni, dalle guerre fra Stati, dalla fame, dai disastri ambientali e dall’espropriazione delle terre, che i rimpatri in molti casi non sono realizzabili per l’impossibilità di sottoscrivere accordi bilaterali con paesi terzi, che molti rimpatri avranno come conseguenza la morte o la schiavitù dei migranti definiti irregolari e che l’Unione europea avrebbe dovuto adottare da tempo un piano per lo sviluppo dell’Africa
– Considerando che nulla è stato detto dal Consiglio europeo sul valore aggiunto per le economie europee e per la ricchezza delle nostre culture dall’accoglienza dei migranti economici e sulla necessità di mobilitare risorse umane e finanziarie da mettere a disposizione in particolare dei poteri locali per garantire politiche di inclusione considerandole come gli unici strumenti efficaci per garantire la sicurezza di chi arriva e la sicurezza di chi accoglie
– Considerando che il prossimo Consiglio dei ministri della Giustizia e degli Affari Interni che dovrà dare seguito alle conclusioni del Consiglio europeo si terrà
il 9 marzo sotto presidenza svedese.
Riteniamo che il Parlamento europeo debba respingere le conclusioni del Consiglio europeo – usando tutti gli strumenti istituzionali di cui l’assemblea dispone – in particolare il paragrafo 23.e in cui si afferma:
“chiede alla Commissione europea di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’Unione europea per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere, dei mezzi di sorveglianza – compresa la sorveglianza aerea – e delle attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Commissione a mettere a punto rapidamente la strategia di gestione europea integrata delle frontiere”.

Chiediamo di sapere – in quanto movimento di cittadine, cittadini e persone contribuenti – se saranno esclusi finanziamenti per la costruzione di muri e fili spinati, su quale linea di bilancio saranno prelevati questi fondi, se sarà necessario un bilancio suppletivo e rettificativo su cui l’assemblea avrà l’ultima parola, come si verificherà la pertinenza e la necessità delle spese effettuate, poiché tali ingenti fondi dovrebbero essere prelevati dal bilancio dell’Unione europea, che è finanziato dalle cittadine e dai cittadini europei nonché da tutte le persone che risiedono nell’Unione europea.
Roma, 28 febbraio 2023

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