In Italia gli stipendi più bassi d’Europa!

Che in Italia i salari sono troppo bassi, a fronte di un’inflazione che ha raddoppiato il costo della vita, non sfugge a nessuno, neppure agli organismi internazionali che li hanno giudicati come i più bassi dei paesi europei!

“L’Italia è il Paese che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse”: è quanto si legge nelle Prospettive dell’Occupazione Ocse 2023 presentate proprio in questi giorni a Parigi.

“Alla fine del 2022 – avverte l’Ocse – i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%”.

“A maggio 2023, il tasso di disoccupazione Ocse era sceso al 4,8%, un livello che non si vedeva da decenni. La ripresa del mercato del lavoro dopo il Covid19 – precisa l’organismo internazionale con sede a Parigi – è stata forte, ma ha perso slancio tra 2022 e inizio 2023 in un generale contesto di rallentamento economico. Tuttavia, l’occupazione e la disoccupazione hanno tenuto il passo mentre i posti vacanti restano elevati nella maggior parte dei Paesi Ocse, nonostante alcuni segnali di frenata. Quanto all’Italia, sempre a maggio 2023, il tasso di disoccupazione è sceso al 7,6%, due punti percentuali in meno rispetto a prima del Covid-19, ma ancora significativamente sopra la media Ocse del 4,8%, anche l’occupazione totale è aumentata nell’ultimo anno, con un incremento dell’1,7% a maggio 2023 rispetto a maggio 2022”.

L’Ocse mette in guardia l’Italia sui “significativi ritardi” nel rinnovo dei contratti collettivi. Nella nota consacrata al nostro Paese delle Prospettive sulla disoccupazione Ocse 2023, l’organismo internazionale con sede a Parigi comincia col mostrarsi fiducioso su un futuro aumento dei salari del lavoro dipendente.

“L’indicizzazione dei contratti collettivi alle previsioni Istat dell’inflazione al netto dei beni energetici importati (IPCA-NEI), recentemente riviste significativamente al rialzo, fa pensare che i minimi tabellari potranno recuperare parte del terreno perduto nei prossimi trimestri”, sottolinea l’Ocse aggiungendo tuttavia che “i significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni) rischiano di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori”.

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