Non si vive di sole tasse: bisogna cambiare registro!

Tasse, sempre tasse, solo tasse! Troppe, se si considera che in media ogni cittadino del Belpaese lavora nell’arco di un anno sino al mese di giugno non per portare i soldi a casa, ma per darli al fisco! Altro che popolo di poeti, santi e navigatori, siamo un popolo di super-tartassati! In Italia, secondo le stime di Confesercenti, sono ben 162 i giorni lavorativi divorati ogni anno dal fisco! Altro che il Paese del sole, del mare e della pizza con “a pummarola ‘ncoppa”, il nostro è il Paese delle tasse, delle troppe tasse. Abbiamo appena segnato il record della pressione fiscale, con il 44% del 2012, e già siamo pronti a superarlo di slancio con l’ulteriore aumento atteso per il 2013 (44,4%). E il futuro, sempre stando alle valutazioni ufficiali, non promette nulla di buono: le previsioni ‘tendenziali’ (quelle che diventeranno realtà se non si farà nulla) ci dicono che la ‘maledizione’ del 44% ci accompagnerà (decimo più, decimo meno) almeno fino al 2017. Comparando il nostro peso fiscale con gli altri Paesi emerge l’insostenibilità di quello italiano. L’Italia è infatti al primo posto in Europa nel ‘total tax rate’ – somma delle imposte sul lavoro, sui redditi d’impresa e sui consumi – con un 68,3% che ci vede quasi doppiare i livelli di Spagna e Regno Unito e ci colloca bel oltre quello della Germania (46,8%). Inoltre siamo ai più alti livelli europei quanto a numero di ore necessarie per adempiere agli obblighi fiscali (269): 2,5 volte il Regno Unito, il doppio dei paesi nordici (Svezia, Olanda e Danimarca) e della Francia, un terzo in più rispetto al Germania. E in coda, fra i paesi Ocse, nella graduatoria di efficienza della Pubblica Amministrazione, con un valore (0,4) pari a un quarto di quello misurato per la Germania e il Regno Unito. Pertanto, siamo i primi in Europa in quanto a denari versati nelle casse dello Stato e gli ultimi per efficienza ed efficacia dei servizi resi alla cittadinanza. Gli ultimi per retribuzioni, con le buste paga più basse del vecchio continente!!! Ma di questo all’Europa poco gliene tange, l’importante è che continuiamo a “pagare”, poi se i cittadini schiattano sotto il peso di un fisco sempre più pesante ed iniquo poco importa, la priorità dei mercati è far quadrare i bilanci e che, a casa “loro”, i conti tornino sempre. Ma intanto per un decimo di punto percentuale siamo fuori dalla procedura extradeficit. Insomma, il Belpaese è fuori dalla black list dei paesi Ue con un rapporto pil/debito pubblico superiore alla soglia del 3%. Risultato? Più tasse, meno salario, più disoccupazione! Basta , non se ne può più, adesso occorre abbassare la pressione fiscale e le risorse vanno trovate tagliando la spesa pubblica, gli sprechi, le spese inutili, i troppi livelli istituzionali e burocratici che producono uno sperpero enorme di denaro pubblico. Si può cominciare a risparmiare molto con il rigore ed una coraggiosa riforma dello Stato non può più essere demandata alle solite, inutili misure tampone. Basta perdere altro tempo: bisogna cambiare registro e occorre cominciare a farlo da subito, presto, adesso!

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