Il Grillo e la Cicala. Il comico che diventa leader del M5s al governo. Il premier e leader del Pd che è finito come cabarettista alla Leopolda. di Marcello Veneziani

di Marcello Veneziani. Vedevo l’altro giorno Beppe Grillo nelle vesti di presidente della Repubblica grillina e vedevo Matteo Renzi alla Leopolda nel ruolo di presentatore e spalla di Bonolis, come fu per anni Laurenti, calzando i panni di LauRenzi, e mi sono detto: ma guarda come è buffo il destino.
Pensate alla sorte inversa di Beppe e di Matteo. Grillo era un cabarettista ed è finito come fondatore del partito di maggioranza e di governo e Matteo Renzi era presidente del consiglio e del Pd ed è finito come cabarettista alla Leopolda.
Vite parallele, parabole invertite. Eccoli, il Grillo e la Cicala, il Comico che incazzandosi è diventato Leader del Movimento 5 Stelle di governo che dispone di un suo dipendente alla guida di Palazzo Chigi e il Leader logorroico che frinendo di continuo come una cicala, si è convertito in animatore di un villaggio che una volta era classe dirigente.
Nella sua nuova vita, Renzi aspira al ruolo di Benigni, ma finisce in quello di Panariello, se non di Pieraccioni, per restare tra i comici toscani. O per restare ancora tra i toschi, la sua parabola va da Fanfani a Stenterello; da sindaco di Firenze a maschera fiorentina, da La Pira a La Pirla, direbbero i goliardi maleducati.
Nell’estate del 2014, in piena età renziana, quando Matteo I era onnipotente e tutti lo davano – anche per la giovane età e per l’infrenabile attivismo, soprattutto verbale – come l’imperativo futuro, osai definirlo un animatore e scrissi un commento intitolato “E se Renzi fosse solo di passaggio?”. 
Cito solo un passo di quel corsivo di quattro anni fa: “Vorrei insinuare un dubbio che sfugge a renziani, renzofili e renzofobi. E se Renzi non fosse il futuro ma solo il passaggio tra due fasi diverse del nostro Paese? Se non fosse il Liquidatore Universale che tutti pensano, sperano o temono, ma uno straordinario animatore entrato in sala tra il primo e il secondo tempo, monopolizzando l’intervallo? E se fosse l’autodemolizione della politica, se fosse il marcire del quadro antecedente ad aver lasciato a lui la scena; e se viceversa la politica, dopo la parentesi, sorgerà su altri fronti e altri temi, e chiuderà la fase transitoria del One man show? A vederlo, a sentirlo correre e parlare, a vedere la sua età e persino le sue orecchie da star trek, hai l’impressione che l’alieno dominerà per secoli su questa terra. Ma se la provvisorietà a cui Renzi riduce il tutto, alla fine risucchierà anche lui e affioreranno soggetti a più teste, dotati di storia e d’avvenire e non solo professionisti dell’attimo fuggente? Se fosse solo un momento, un gigantesco contratto a progetto, che scade appena il film tradisce il trailer?”.
E dopo aver demolito dall’interno il Pd, e proiettato sullo schermo una serie di trailer suggestivi senza film al seguito, previdi che sarebbe tramontato, si sarebbe anzi rottamato. Così è stato, mi pare. Ma non era una profezia, non ho alcuna veggenza, ma nasceva da una riflessione: accade, quando costruisci sul nulla e fai del nulla la tua bandiera e il tuo programma di azzeramento universale.
Una sorte simile sembra aleggiare sui grillini, nullivendoli in confezione collettiva. Renzi fu solo l’intervallo ciarliero tra il berlusconismo e il grillismo, ereditò molto dal Cavaliere e lasciò molto in eredità ai grillini e alle loro vuvuzelas. Ora, non vorrei dire, ma dopo il Grillo, la Cicala e il Caimano, che genere di bestia ci aspetta al largo? L’Italia, si diceva un tempo, è il giardino d’Europa. Vero, ma a volte giardino zoologico.

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