Liberi e Uguali, con Aldo Grasso.

I fuoriusciti dal PD di Renzi, e qualche altro ‘compagno’ della vecchia sinistra ancora in cerca di una ‘casa’, sono confluiti nel nuovo soggetto politico ‘Liberi e Uguali’, guidato da Aldo Grasso che in prima serata tv su Rai1 ha presentato il simbolo di ‘LeU’, un cerchio color ‘amaranto’, e non ‘rosso comunista’, ci tiene tantissimo a precisare, con su il suo nome e quello del partito. Quindi ‘amaranto’ e non ‘rosso’: “Per i romani era il colore della protezione”, spiega. Quindi descrive la ‘E’, a forma di foglioline, per sottolineare l’attenzione del nuovo partito all’ambiente, ma soprattutto per indicare “il valore delle donne nel movimento”, Liberi e Liber’E’, per l’appunto, in attesa che dopo di lui, Presidente del Senato, entri a far parte di Liberi e Uguali un’altra Presidente, quella della Camera. Insomma l’ex magistrato e attuale Presidente del Senato, non si ghettizza sotto la ‘bandiera rossa’, non rispolvera la ‘falce e martello’, ma mette a disposizione degli elettori un grande serbatoio per acchiappare più voti possibili: “Ho una visione più ampia che quella di guidare una ‘ridotta di sinistra’. Penso a una ricostruzione della sinistra e quindi del Paese”. E per quanto riguarda le eventuali e necessarie alleanze lascia aperta la porta a tutti i partiti, tranne che al centro-destra, ma solo dopo l’esito del voto, non prima: “Pensiamo che si possa maturare nel fare coalizioni. C’è bisogno di una guida tranquilla che parta dalla sinistra. Il mio obiettivo – ribadisce – è allargare, nessuna preclusione verso il Pd o M5s dopo le elezioni”. Infine, dopo aver dato qualche staffilata a Renzi e aver ribadito che non è un leader ‘fantoccio’, messo lì a prendere ordini da Bersani e D’Alema, tenta un’imbarazzante analisi sulla mafia, dopo la morte di Totò Riina: “Ora si apre una fase di transizione nell’organizzazione: è ipotizzabile che ci saranno riunioni per ricostruire Cosa Nostra. Non abbiamo distrutto tutta l’organizzazione che riesce ad avere spazio dove manca lo Stato, il lavoro e i diritti. Accanto all’antimafia della repressione – aggiunge – mi piace ricordare quella della prevenzione”. E, comunque, parole di circostanza a parte, la mafia c’è, eccome, altro che morta e sepolta. È viva e vegeta e si annida ovunque, in largo e in lungo per tutto lo Stivale, fino ai gangli nevralgici del Paese! Provenzano, Riina, ecc, ecc, sono stati soltanto dei ‘sacrificati’ dati in pasto all’opinione pubblica per far vedere che qualcosa si stava facendo, ma senza mai arrivare a colpire il cuore della mafia. Ci provarono Falcone e Borsellino, ma sono stati fermati perchè ci stavano riuscendo.

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