Liberi di dissentire.

di Guido Occelli. Giochi di parole… democraticamente non posso accettare ciò che è antidemocratico, ma nel farlo potrei esse additato come antidemocratico e non posso sentirmi superiore a chi è meno democratico di me. La nostra debolezza è la loro forza. Ci riteniamo più evoluti, più capaci di intendere e volere, ci riteniamo più capaci di evolverci, di capire, di comprendere, di accogliere, di tollerare, più capaci di integrare, di interpretare,
più capaci di assimilare. Questo intenderci è un porci in una condizione di superiorità, simile a un sottile razzismo accettabile nei confronti di chi non è tollerante, evoluto secondo schemi che non sono i nostri, nei confronti di chi non intende e vuole le nostre stesse cose, nei confronti di chi non intende evolversi nella nostra direzione, nei confronti di chi non è tollerante come noi. Pur negandolo, vorremmo contrastare e sovvertire le altrui consolidate convinzioni in materia di gestione sociale, culturale e religiosa. Ci sentiamo superiori e tenutari della giusta ragione contro il male assoluto. Desideriamo difenderci da ciò che non riteniamo giusto, fuori dai nostri schemi, da ciò che riteniamo dannoso e forviante, sentiamo la necessità di difenderci e difendere i nostri figli da un futuro che non ci rappresenta e non ci piace, consapevoli che di questo passo si rappresenterà in concreto una realtà che non ci appartiene e non ci rispecchia. Sottile razzismo che ci impedisce di accettare ciò che non condividiamo e non desideriamo. Razzismo o identità negata. Cosa c’è di male nel voler difendere i propri principi a confronto di principi lontani e diversi, principi inaccettabili, inaccettabili per concetto, in concreto e in applicazione, principi in contrasto con la nostra stessa evoluzione sociale, culturale e religiosa (religiosità evoluta al suo interno), principi che nel momento dovessero abdicare a se stessi, ci farebbero fare un balzo in dietro di duemila anni. Ci riteniamo convintamente nel giusto e superiori, ma assurdamente siamo disposti a metterci in discussione, per dimostrare la nostra superiorità intellettuale e democratica, forniamo il fianco alle teorie più astruse in materia sociale, culturale, religiosa e umanistica. Piegati dal timore di essere additati come ottusi, beceri antidemocratici, in ragione di una ispirazione distorta di accettazione di tutto e tutti, anche se ciò che ci viene imposto scozza fortemente contro quella democrazia che siamo chiamati a rispettare. Democraticamente dovrei accettare un islamico che impone la sottomissione della donna, l’emarginazione dell’infedele fino alla sua sottomissione ed eventualmente la morte, democraticamente dovrei accettare l’infibulazione, fingere che non esiste la lapidazione o altro. Un controsenso assurdo che va contro gli stessi principi costituzionali ai quali sono richiamato in materia di intolleranza e condivisione, va contro i principi morali e culturali a cui mi sottopongo con orgoglio e mi fanno sentire fiero e democraticamente superiore. Chiamatemi razzista se vi fa comodo, se mi sento superiore per cultura, ambizioni, ed estrazione sociale, se schifo e ripudio chi intende sottomettere donne, bambine e infedeli. Sento il dovere e diritto di dire ciò che penso nei confronti di chi, avendo le possibilità economiche, acquistando un ovulo femminile, a seguito di una pippa lo feconda, lo impianta in una gentile e volenterosa “volontaria” e ottiene un bel figliolo a sua immagine e somiglianza e ha la pretesa di essere identico per genitorialità a che si è affidato alla natura per essere genitore. Democraticamente ritengo di avere il diritto di dissentire, senza essere apostrofato di epiteti insulsi e antidemocratici. Dov’è la nostra debolezza e la loro forza? Noi abbiamo perso il senso della nostra democrazia, ci hanno convinto che dissentire e perorare il nostro pensiero, ragioni e identità, sia sbagliato e antidemocratico, da biasimare e che accettare tutto e tutti sia giusto, a prescindere se ciò che dovremmo democraticamente accettare sia contrario agli stessi dettami della democrazia. La loro forza è la nostra debolezza.

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