Le bufale di Renzi.

Il fallimento di Renzi in politica e alla guida del Paese si è consumato con la scissione del suo partito e con il fallimento del suo operato su tutti i fronti. Primo, fra tutti, quello del lavoro con la bufala del Jobs Act, che ha svenduto i lavoratori ai padroni lasciandoli orfani dell’Articolo 18. Secondo, quello fiscale con la bufala degli 80 euro. Tra gli 11,9 milioni di soggetti che avevano ottenuto il bonus di 80 euro dal datore di lavoro, circa 966.000 hanno dovuto restituire integralmente il bonus
in sede di dichiarazione, mentre 765.000 soggetti hanno dovuto restituire solo una parte del bonus ricevuto. Si tratta di contribuenti titolari di ulteriori redditi che li hanno portati a superare la soglia fissata per avere diritto al beneficio, oppure l’imposta dovuta è risultata inferiore alle detrazioni. I contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Irpef nell’anno d’imposta 2015 sono stati 40,8 milioni, in lieve aumento (+0,13%) rispetto all’anno precedente. Lo comunica il Mef, aggiungendo che il reddito complessivo ammonta a circa 833 miliardi di euro per un valore medio di 20.690 euro (+1,9% rispetto al 2014). Il Tesoro sottolinea che hanno concorso nuovamente alla formazione del reddito i premi di produttività, perché nel 2015 non ha trovato applicazione la tassazione agevolata del 10%. Nel confronto con il reddito medio 2014 comprensivo dei premi la variazione è +1,3%. Il 45% dei contribuenti si colloca nella classe fino a 15.000 euro. In quella tra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona il 49% dei contribuenti, mentre solo il 5,2% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, versando il 38% dell’Irpef totale. Sopra i 300mila euro dichiarano 34mila contribuenti (lo 0,1%).  Rispetto all’anno precedente, aumenta sia il numero dei soggetti che dichiarano più di 50.000 euro (+65.000) sia l’ammontare dell’Irpef dichiarata (+1,9 miliardi). Continuano a salire le addizionali: quella regionale ammonta nel 2015 a circa 11,8 miliardi di euro (+4,1% rispetto al 2014). L’addizionale regionale media è pari a 400 euro (380 euro nel 2014). I valori più alti si registrano nel Lazio (620 euro), seguito dal Piemonte (510 euro), i più bassi a Bolzano (230 euro) seguita dalle regioni Basilicata e Sardegna (entrambe a 270 euro). L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 4,7 miliardi di euro, in aumento del 5% rispetto al 2014, con un importo medio pari a 180 euro, che varia dal valore massimo di 250 euro nel Lazio, al valore minimo di 60 euro nella Provincia autonoma di Bolzano. Per tutto ciò, oltre che per il suo caratteraccio, di Renzi non vorremmo più saperne!
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LA REPLICA. di Matteo Renzi. LA VERITA’, VI PREGO, SUGLI 80 EURO.
Avete seguito il dibattito sugli 80 euro? Se avete un minuto, fatelo, vi prego. È istruttivo. Il Ministero dell’Economia ha pubblicato i dati ufficiali del 2015: oltre undici milioni di persone hanno avuto diritto a questa misura. Misura che da quasi tre anni (da maggio 2014) porta nelle tasche di chi guadagna meno di 1.500 euro netti al mese un piccolo aiuto, appunto 80 euro mensili: altro che bonus o mancia elettorale, si tratta di un’entrata stabile che aumenta il potere d’acquisto e il salario della classe medio-bassa. Vi domando: ricordate una manovra di redistribuzione più corposa? Ricordate un Governo che ha fatto una misura del genere più significativa? Io no, non me lo ricordo. Noi pensiamo che questa sia stata la più grande opera di redistribuzione salariale mai fatta in Italia. Quindi una scelta di giustizia sociale. E di cosa si parla sui media? Del “flop” 80 euro. E perché mai? Perché circa un milione di persone ha dovuto restituire del tutto e circa settecentomila in parte i soldi. Il motivo? Semplice, erano fuori dalle fasce, non stavano nei parametri. Allo stesso tempo sono un milione e trecentomila coloro che hanno scoperto di averne diritto, più altri duecentomila che hanno scoperto di averne diritto in parte e lo hanno incassato con la dichiarazione dei redditi. Complessivamente sono 507 milioni i soldi che i cittadini hanno restituito allo stato, mentre sono 599 quelli che lo stato ha restituito ai cittadini. Una parte di commentatori e politici dicono che questo è il segno che l’operazione degli 80 euro “è stata un fallimento”. Un italiano su cinque per la prima volta ha riavuto qualcosa dallo Stato e questo sarebbe un fallimento? Il metodo, amici, è sempre lo stesso. Nessuno fa nulla per anni e tutti si lamentano indistintamente. Poi arriva qualcuno che ci prova e inizia a cambiare le cose, portando soluzioni concrete. Discutibili, per carità, ma concrete. Come sarebbe bello se a quel punto gli altri anziché criticare soltanto facessero altre proposte, si impegnassero in una competizione di idee. Ci aiutassero a fare meglio, insomma. Riconoscendo però il principio di realtà: gli 80 euro prima non c’erano e adesso ci sono. E sono un risultato del quale tutti dovrebbero essere felici perché tagliare la spesa improduttiva per restituire alle famiglie che guadagnano poco è un fatto giusto, indipendentemente da chi lo ha proposto. Chiaro, gli 80 euro vanno solo a chi ne ha diritto. Se uno inizia a guadagnare più di 1.500 Euro netti ci dispiace ma li deve restituire. Ma questo che cosa c’entra con il “flop” della misura? E a quelli che dicono: non è questa la priorità, altre sarebbero le tasse da abbassare! Rispondo, ok. Noi abbiamo abbassato l’Irap cancellando la componente costo del lavoro, eliminato Imu prima casa, ridotto tasse agricole e l’elenco potrebbe continuare. A tutti quelli che dicono che anche questo non va bene, una domanda: avete qualche proposta migliore? Cancellereste gli 80 euro, reintroducendo Imu e alzando l’Irap? Quando la nebbia dell’odio personale finalmente sparirà, potremo finalmente confrontarci sulle idee per l’Italia. Noi abbiamo una visione, un progetto e abbiamo cominciato a realizzarlo. È ancora lunga, intendiamoci. Ma il disegno c’è. Aspettiamo che prima o poi arrivino anche gli altri. E che vinca il migliore.

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