L’America bombarda la Libia. Anche l’Italia verso la guerra?

Alla fine i guerrafondai saranno contenti! Gli interessi economici hanno prevalso su tutto e su tutti, al di la di ogni religione, e per la prima volta dalle operazione di guerra che portarono alla caduta di Muammar Gheddafi, i caccia-bombardieri Usa sono tornati a bombardare la Libia. Dopo Iraq e Siria, da ieri mattina, gli Stati Uniti hanno infatti aperto un altro fronte nella guerra contro l’Isis. Bombardieri e droni sono calati sulla città di Sirte, in Libia.
Gli attacchi, afferma il Pentagono, sono stati effettuati su richiesta del governo libico. “Altri bombardamenti continueranno a prendere di mira l’Isis a Sirte” per consentire al governo di unità libico di “compiere un’avanzata decisiva e strategica”, ha detto il portavoce del Pentagono Peter Cook. In un messaggio video diffuso in precedenza, il premier libico Fayez Serraj, aveva annunciato di aver richiesto il supporto aereo alla coalizione di nazioni guidata dagli Stati Uniti. La telefonata da Washington per avvisare Roma dell’avvio dei bombardamenti su Sirte, è arrivata domenica sera a palazzo Chigi, proprio quando nelle nostre chiese si riunivano mussulmani e cattolici per dire no al terrorismo. Soddisfazione più che sorpresa, da parte del governo Renzi  impegnatissimo sul fronte interno dei blitz in Rai per far fuori i direttori scomodi in vista del referendum – per l’intervento dei caccia americani. Non c’è dubbio che i recenti attentati in Francia, e il pericolo terrorismo in tutta Europa, abbiano giocato un ruolo fondamentale nello sbloccare una situazione ricca di ambiguità e di doppi giochi anche tra paesi alleati. Ed è in questo quadro che l’Italia potrebbe essere chiamata ad avere un ruolo di primo piano nelle operazioni. Dopo i raid di ieri su Sirte, la Farnesina ha commentato così l’operazione militare: “L’Italia valuta positivamente le operazioni aeree avviate oggi dagli Stati Uniti su alcuni obiettivi di Daesh a Sirte. Esse avvengono su richiesta del Governo di Unità Nazionale, a sostegno delle forze fedeli al Governo, nel comune obiettivo di contribuire a ristabilire la pace e la sicurezza in Libia. L’Italia sostiene il Governo di Unità Nazionale guidato dal Primo Ministro Fayez al Serraj e lo incoraggia dalla sua formazione a realizzare le iniziative necessarie per ridare stabilità e pace al popolo libico. L’Italia apprezza quindi gli sforzi che il Governo di Unità Nazionale e le forze a lui fedeli stanno conducendo per sconfiggere il terrorismo, in particolare l’operazione Bunyan al Marsous per liberare la città di Sirte da Daesh. Il sostegno italiano a questa operazione si è concretizzato in forme diverse nel corso degli ultimi mesi, in particolare attraverso importanti operazioni umanitarie per la cura dei combattenti feriti e a beneficio delle strutture sanitarie del Paese”. Ma l’appoggio dalle parole potrebbe trasformarsi in fatti. A quanto pare è molto probabile che i prossimi raid statunitensi possano partire ad esempio dalle basi di Aviano e Sigonella in Italia. E inoltre, i nostri caccia potrebbero avere un ruolo operativo nelle operazioni. I raid ed un eventuale appoggio del nostro Paese fanno parte di accordi che il nostro paese ha stretto in sede internazionale. Per il momento l’Italia comunque resta lontana da un coinvolgimento diretto, ma non è escluso che questo possa avvenire nelle prossime settimane. E a quanto pare un ok da parte del governo italiano per l’uso di Sigonella ci sarebbe già. L’accordo firmato con gli americani per l’utilizzo di Sigonella impegna il governo italiano ad autorizzare “tempestivamente” la missione di fronte alla richiesta del comando militare statunitense e l’ordine per l’avvio dell’azione dovrà essere “concesso in tempi brevissimi”. Undici caccia sono pronti per il decollo.
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L’ONU CHIEDE LA TREGUA. ALEPPO: 2MILIONI DI CIVILI SENZA LUCE E ACQUA. Oltre due milioni di civili ad Aleppo, nelle aree sia sotto il controllo dei ribelli sia dei governativi, sono senza elettricità e senza accesso alla rete idrica a causa di bombardamenti che hanno colpito gli impianti di distribuzione negli ultimi giorni. Lo afferma l’Onu, che chiede una tregua umanitaria di 48 ore perché siano riparati gli impianti e ricostituite le scorte di cibo e medicinali per la popolazione.

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