La via di uscita dal conflitto ucraino.

di Luca Anedda. Il conflitto Russo-Ucraino sta di giorno in giorno aumentando di intensità ed accrescendo la tensione internazionale a livelli che ci riportano al periodo più cupo della Guerra Fredda.

La Russia di Putin appare determinata a proseguire le sue operazioni belliche in Ucraina con sempre maggiore intensità e determinazione ed il tavolo negoziale con l’Ucraina non sembra offrire molte speranze.

Anche quando ti fa un occhiolino complice, Putin è intimorente e quasi minaccioso. Il destinatario qui è l’allora presidente della Commission europea José Manuel Durão Barroso durante una conferenza stampa congiunta a Mosca, 6 febbraio 2009 (AP Photo/Alexei Druzhinin, Pool)

L’Ucraina di Volodymyr Zelens’kyj da canto suo si sta opponendo come può alla superiorità militare sovietica, attendendo con ansia aiuti militari dall’occidente.

La risposta americana ed Europea (sorprendentemente compatta in questa occasione) ha prodotto una serie di forti sanzioni economiche contro la Russia, che però necessitano di tempo per poter far sentire i loro effetti e che, non si dimentichi, comunque colpiscono pesantemente anche chi le pone in essere, e soprattutto Paesi come l’Italia che hanno una forte dipendenza energetica e commerciale dalla Russia.

In tutto ciò non si intravede una via di uscita, una “road map” che possa ricondurre la situazione sotto controllo; ristabilire la pace e creare dei presupposti di equilibrio geopolitico per il futuro.

Eppure, la Finlandizzazione dell’Ucraina potrebbe essere la soluzione.

La Finlandia ha sempre avuto molta attenzione al suo grosso vicino. Quando nel 1939 la Germania si preparava ad infiammare l’Europa, la Russia decise di invadere la Finlandia. Il 30 novembre del 1939 Stalin scatenò le Armate sovietiche (la 14a, la 7°, l’8° e la 9a Armata) forti di 600.000 uomini, oltre 2500 carri armati e 2000 aerei. L’attacco fu condotto da Nord, dal centro e da Sud. Era cominciata quella che poi passò alla storia come guerra di inverno.

Armistizio di Mosca 19 settembre 1944

La Finlandia si oppose con poco più di 280.000 uomini, una quarantina di carri armati e 130 aeroplani. Ma avevano una forte motivazione: difendere il proprio Paese; e qui sembra quasi di rivedere la tenacia degli Ucraini di questi giorni. Altra similitudine con il presente è che Stalin era convinto che in poche settimane sarebbe riuscito ad avere la meglio sui finlandesi, ma questa convinzione fu presto smentita dalle enormi difficoltà che l’esercito sovietico, mal addestrato per quelle circostanze ed ancor peggio equipaggiato, incontrò. I finlandesi si batterono con coraggio e determinazione, aspettando aiuti da Inghilterra e Francia che mai arrivarono e alla fine, il 12 marzo del 1940, firmarono l’armistizio con i Sovietici accettando le loro condizioni, che prevedevano tra l’altro la cessione di una serie di territori di confine.

Tra giugno del 1941 e settembre del 1944 la Finlandia combatté contro la Russia in quella che viene chiamata “la guerra di continuazione” che si concluse con un altro armistizio nel settembre del 1944 e che, di nuovo, impose pesanti condizioni alla Finlandia. Condizioni che poi furono in parte confermate alla conclusione della Seconda guerra mondiale, con il trattato di Parigi del 1947 e che però furono meno severe di quelle che toccarono ad altri paesi orientali.

Per tutto il periodo della guerra fredda la Finlandia rimase equidistante tra Est e Ovest e anzi intensificò i rapporti commerciali con l’Unione Sovietica.

Dopo la liquefazione dell’Unione Sovietica nel 1991, la Finlandia è entrata a far parte dell’Unione Europea e ha adottato l’euro, ma non è mai entrata nella Nato ed ha mantenuto strettissimi rapporti con la Russia dalla quale importa tutto il gas naturale di cui abbisogna oltre al petrolio ed al carbone.

Unione Europea

Questa potrebbe essere una soluzione per l’Ucraina.

Deve continuare la resistenza Ucraina contro l’invasione Russa, ma nello stesso tempo si deve preparare una soluzione diplomatica che preveda la cessione di alcuni territori Ucraini alla Russia (come successe per la Finlandia) ed il posizionamento finale dell’Ucraina in una condizione di neutralità tra l’unione Europea e la federazione Russa. L’Europa potrebbe investire massicciamente in Ucraina per risollevare l’economia post invasione, ma senza secondi fini espansivi. Putin avrebbe la sua dorata “exit strategy”, e potrebbe sospendere ogni ulteriore mira bellica.

L’Europa non diventerebbe terreno di scontro e con opportuni e coraggiosi passi diplomatici si potrebbe iniziare un processo politico volto a riportare la Russia in un’orbita più europea che non asiatica.

Rimuovere le sanzioni economiche non sarebbe un sollievo solo per Mosca ma anche per noi che dopo due anni di pandemia non abbiamo certamente bisogno di nuovi e devastanti freni al nostro tessuto produttivo. Già prima della guerra, avevamo scoperto che la questione energetica stava minacciando e forse ha già compromesso la nostra ripresa, nonostante il “recovery fund” europeo. Meglio tornare alla normalità il più presto possibile, anche con delle concessioni coraggiose, delle compensazioni economiche, ma che consentano una via di uscita rapida da questo pesante ed imprevedibile stato di tensione bellica, le cui conseguenze non sono affatto prevedibili.

Rimane da capire se gli Stati Uniti, lo Stato egemone mondiale che detta a tutt’oggi le regole, possa essere sensibile alle richieste europee.

President Joe Biden speaks during a news conference in the East Room of the White House in Washington, Wednesday, Jan. 19, 2022. (AP Photo/Susan Walsh)

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