La verginità? Un fardello di cui sbarazzarsi in fretta!

di Grazia Nonis. E’ desolante pensare che una ragazzina perda la sua verginità ed esulti dicendo che l’hanno stappata o sturata, neanche fosse una bottiglia di Prosecco o un lavandino ingorgato. Si resta di sasso nel leggere l’articolo, apparso sul “Fatto Quotidiano” qualche tempo fa, che riporta lo sfogo di una ragazzina che non accetta, grazie a Dio, di mescolarsi a queste donne-bambine smaniose di sesso. La sua testimonianza racconta impietosa l’approccio, cinico e freddo, delle sue compagne di classe alla loro “prima volta”.

Poco più che bambine iniziano a praticare sesso orale o a masturbare il ragazzo di turno, e senza inibizioni o vergogna fanno a gara a chi arriva prima al rapporto completo: indice di “maturità” e di vittoria nei confronti delle compagne di classe “sfigate” perché ancora illibate e bacchettone. Queste giovani disinibite hanno bisogno di sentirsi grandi, e quindi liberarsi del fardello della verginità per darsi un tono ed entrare a pieno titolo nel gruppo delle “adulte”.
Sono talmente sole ed insicure che temono l’emarginazione del gruppo da parte delle amiche, le cosiddette leader del sesso. Dopo lo “sturamento”, le stappate esultano con le loro seguaci e fanno pubblicità dell’avvenuto amplesso, con tanto di particolari degni di un macellaio che squarta una vacca e l’appende al gancio per la frollatura.
Che tutti sappiano della loro prodezza, poiché è giunta l’ora di “farsi” altri ragazzi. Ormai l’han data via, e il loro slogan diventa “Nà lavàda, nà sùgàda, la par n’anca duperàda”: (una lavata, un’asciugata, non sembra neanche usata). Il sabato sera in discoteca, complice l’alcol e qualche canna, s’accoppiano col primo che capita e a volte con più d’uno.
Alcune si riforniscono di preservativi, altre se li scordano o fanno già uso della pillola minimizzando il rischio di beccarsi l’Aids, le epatiti o qualche malattie venerea. Nessuna cerca il piacere, e l’orgasmo è un emerito sconosciuto. Questo è l’arido riassunto dell’approccio solo sesso e non amore di queste giovani ragazze, non ancora donne e non più bambine che mancano di rispetto al proprio corpo ancora acerbo ma già così datato.
Ci si deve interrogare sul ruolo dei genitori di queste adolescenti. Quelli che cadono dal pero quando una di loro resta incinta per sbaglio, l’altra arriva a casa barcollando perché ubriaca e l’altra ancora s’è scordata le mutande nel gabinetto di una discoteca.
A parte questi segni materiali, sembra impossibile che queste mamme e questi papà non siano in grado di notare il malessere esistenziale delle loro figlie. Ci sono delle “spie” o antenne genitoriali che ci vengono trasmesse col Dna e che ci aiutano a riconoscere il disagio o la sofferenza dei nostri ragazzi mettendoci in allerta. Probabilmente alcuni di noi preferiscono non vedere per non dover affrontare l’ostacolo, pensando che evitandolo e chiudendo gli occhi tutto diventi più facile.
Per placare la coscienza è più semplice portare le nostre figlie dal parrucchiere alla moda, comprare loro la borsa griffata e infilarci dentro un cellulare da un migliaio di euro. Per troppi, rientra nel bagaglio delle esperienze che fanno crescere, anche la serata in discoteca con la figlia vestita di una minigonna ascellare della grandezza di un francobollo, minimizzare la sua sbornia mattutina e il tanfo d’erba che impregna i suoi vestiti. Qualche genitore farebbe meglio a chiedersi che donne saranno domani le sturate di oggi.
Sembra impossibile che queste giovanette non abbiano mai provato la sensazione dei battiti veloci del cuore, le emozioni e le gote rosse al primo sguardo di “lui”. I sorrisi complici, le mani sfiorate e l’eccitazione del primo bacio, quello che non si scorderà più.
Chissà in quale parte introvabile della loro anima si è nascosto il lieto e dolce turbamento che si avverte verso l’altro sesso al primo approccio d’amore, e l’impazienza per quell’incontro fatto di tenerezze e di timide acerbe effusioni. E che tristezza pensare si stiano perdendo questa parte di vita che, tra qualche decennio e all’apparire del primo capello bianco, potrebbe regalare loro un sorriso al ricordo della prima dolce e tenera storia d’amore.
Tanto squallore, ormai elevato a normalità, deve farci riflettere. Sembra che le emozioni siano diventate tabù da nascondere in soffitta col telefono a gettoni, il calamaio e le foto color seppia per essere soppiantati da vagine innestate in aride menti che non sanno cos’è l’amore. Esistono persone che mai si sarebbero innamorate, se non avessero avuto la notizia che questa cosa esiste. (François de La Rochefoucauld)

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