La riforma elettorale la vuole solo il Presidente!

Elezioni si. Elezioni no. Voto in autunno o nella primavera del 2013? E se si andrà alle urne, sarà sempre con questa legge elettorale? Molto probabilmente si, dal momento che a chiacchiere la riforma elettorali tutti la reclamano, ma in realtà nessuno la vuole! Basti pensare che degli attuali onorevoli buona parte di essi non tornerebbe a fare il parlamentare qualora si inserisse “la preferenza” come metodo democratico ed unico per rispettare in pieno la volontà popolare. Le maggiori resistenze ad una riforma elettorale in tal senso vengono proprio da parte dei maggiori partiti, dacchè nelle fila del Pd la maggioranza dei parlamentari, anche se autorevoli, non ritornerebbe in Parlamento in quanto‚ sul territorio il partito dispone di eletti piú radicati, come sindaci e consiglieri regionali, che scalpitano per varcare la soglia di Montecitorio. Viceversa nel Pdl quasi tutti tornerebbero a casa perché completamente assenti sul territorio! In definitiva i leader del Pd e del Pdl non possono affrontare una rivolta interna ai propri Gruppi in quanto i parlamentari non accetterebbero una legge che li condannerebbe ad un pensionamento indesiderato, forzato e per di piú utilizzando il proprio voto per autoescludersi! Per quanto invece riguarda le piccole coalizione aleggia sul loro futuro il fantasma della soglia di sbarramento al 5% a livello nazionale che li sfratterebbe con effetto immediato da Camera e Senato! Insomma, nell’interesse dei parlamentari e leader di questi partiti i cittadini saranno costretti, con molte probabilità, a subire ancora una volta ‘parlamentari imposti dall’alto’! A parte le schermaglie di partito, su queste tematiche interviene direttamente il Presidente della Repubblica che, a muso duro, avverte: “Serve cautela e comunque – scandisce – sulla data del voto decido io!”. Ma è sulla legge elettorale che insiste: “Si deve fare presto. E bisogna farlo – questa volta – con la più ampia convergenza parlamentare. Cioé non a colpi di maggioranza. Nei giorni scorsi – osserva il Capo dello Stato – anziché chiarirsi e avvicinarsi, le posizioni dei partiti da tempo impegnati in consultazioni riservate, sono apparse diventare più sfuggenti e polemiche. Debbo dunque rinnovare il mio forte appello a un responsabile sforzo di rapida conclusiva convergenza in sede parlamentare. Ciò – aggiunge – corrisponderebbe con tutta evidenza al rafforzamento della credibilità del paese sul piano internazionale in una fase di persistenti gravi difficoltà e prove“.

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