La Repubblica delle Tasse: un giorno su due lavoriamo per il fisco.

La mattina, come sempre, ti alzi all’alba, un caffè preso al volo, la colazione per i bambini, la cartella, la corsa per accompagnarli a scuola e poi il solito rituale del traffico oppure quello delle lunghe attese per i mezzi pubblici che già a quell’ora sono stracolmi di gente che come te fa la corsa contro il tempo per evitare di arrivare tardi sul posto di lavoro e poi il lavoro. Che stress… Ma dal 1 gennaio al 7 giugno fai tutto questo non per portare i frutti del tuo sudore a casa, ma per pagare il fisco che si mette in tasca tutti i guadagni maturati nei primi 158 giorni dell’anno. Moneta sonante che, arrivata nelle casse dello Stato, che però non si trasforma in servizi di livello adeguato né serve a risanare il debito pubblico che per contro continua a lievitare di ora in ora! I conti del fisco li ha fatti l’Ufficio studi della Cgia di Mestre confermando che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro – se, quando e come c’è il lavoro – e affondata dalle tasse.
In sintesi lo scorso anno per pagare le tasse e le imposte allo Stato gli italiani hanno dedicato 158 giorni di lavoro. Un record storico già uguagliato però nel 2012. In Europa i contribuenti italiani sono tra i più tartassati dal fisco, infatti, ad esclusione del Belgio, tutti i paesi federali presentano una pressione fiscale molto inferiore alla nostra, e tutti i lavoratori dipendenti godono di salari di gran lunga più sostanziosi dei nostri, per di più con una macchina statale più snella ed efficiente e un livello dei servizi offerti di alta qualità. Pertanto, è necessario riprendere in mano il federalismo fiscale, definire ed applicare i costi standard per abbassare il tasso di evasione ed elusione fiscale, ridurre gli sprechi, gli sperperi e le ruberie, e nel contempo, ridurre le tasse di pari importo.

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