La ‘presunta’ ricchezza degli italiani è concentrata nelle case che però non danno reddito, ma solo tasse!

di Redazione. Si parla tanto dei risparmi e della ‘ricchezza’ degli italiani, forse proprio perché a questo hanno sempre mirato i vari governi di turno in perenne affanno nel reperire risorse economiche.

E allora vediamola tutta questa ricchezza. Secondo i dati dell’ultimo Rapporto Consob, la ricchezza degli italiani non è costituita dal reddito, per lo più un reddito da pensione e da lavoro dipendente, ma dai risparmi tenuti in banca, il più delle volte liberi perché gli italiani non sanno investire e non si fidano di azioni e altre diavolerie, e dalle caseSì, proprio loro, i beni immobili. La prima casa dove si dimora abitualmente, il box auto, la seconda casa per le vacanze e poi forse pure quella al paesello ereditata dai nonni.
Insomma, la famigerata ricchezza degli italiani equivale a 9 volte il loro reddito. E non è il reddito ad alimentarla. Infatti se nel 2004, gli italiani mettevano da parte il 15% di quanto guadagnavano mensilmente, oggi, riescono ad accantonare meno del 10%.
E, allora, come facciamo ad essere così ricchi, se l’italiano medio risparmia così poco?
La prima risposta è che i ricchi, quelli veri, ci sono e sono sempre più ricchi. Le ricerche di Bankitalia dicono che la società italiana è tornata ai livelli di disuguaglianza degli anni ’90. Il 30% più ricco degli italiani è titolare del 75% della ricchezza nazionale e, di questa quota, il 40% è nella disponibilità del 5% più ricco del paese. Insomma, secondo Bankitalia un ventesimo della popolazione controlla quasi un terzo della ricchezza nazionale. Ma poi a ridistribuire la ricchezza interviene la Statistica dei ‘polli di Trilussa’. Così, in media, ogni italiano sarebbe titolare di una ricchezza di 206 mila euro. È la cifra cui si arriva dividendo la ricchezza totale per gli abitanti. Ma proviamo a considerare la mediana, cioè il punto che divide la metà più ricca dalla metà più povera del paese. La Banca d’Italia dice che, nel 2016, metà degli italiani aveva una ricchezza inferiore a 126 mila euro, ben lontani dai 206 mila euro della media teorica.
La seconda risposta è nella natura di questa ricchezza, concentrata soprattutto nelle case. Infatti il 70-80% della ricchezza nazionale è in beni materiali, quasi sempre appartamenti, molto più raramente terreni o macchinari. Il problema di questo addensarsi della ricchezza sui beni immobili è che si tratta di una disponibilità assai poco liquida (provate un pò a vendere una casa, se ci riuscite!), non frazionabile, non gestibile, non mobilitabile da un impiego ad un altro, indifesa da un crollo improvviso, o prolungato, dei prezzi. Insomma, chi ha investito in case se le tiene, non ci ricava un centesimo, ma ci paga sù una montagna di tasse e balzelli, altro che ricchezza!
E poi c’è il conto in banca in quasi nove famiglie italiane su dieci. Ma neanche tre di queste nove famiglie ha i propri risparmi investiti in strumenti finanziari. Questo perché il dindarolo va tenuto sempre aperto per le spese correnti, per l’abitazione, per sé, per i figli disoccupati, per mangiare, mandare i figli a scuola, pagare i conti del meccanico, del dentista, ecc, ecc..
Molti, tanti, non si fidano più nemmeno di tenere i soldi in banca, erosi anche lì da tasse e bolli, per cui se oggi versi 100 domani ti ritrovi con 80, e allora preferiscono metterli sotto il materasso!

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