NO. Contro il terrorismo psicologico di regime.

di Gerardo Lisco. A leggere i giornali e ad ascoltare i commentatori televisivi, se il 4 dicembre, al referendum contro la deforma costituzionale voluta da JP Morgan, vincesse il NO per l’Italia sarebbe la catastrofe. Ricordo a tutti che le stesse cose sono state dette ai tempi della Brexit. E’ cosa nota e acclarata che gli indicatori economici del Regno Unito, dopo la ‘Brexit’, sono migliorati alla faccia dei “gufi” della finanza internazionale. Analisti finanziari ed economisti di regime sostengono che se vincesse il SI saremmo in presenza di una iniezione di fiducia che aiuterebbe la ripresa.
Personalmente penso il contrario, ad iniettare una dose di fiducia che aiuterebbe la ripresa sarebbe proprio la vittoria del NO alle deforme costituzionali imposte da JP Morgan. La vittoria del NO equivarrebbe al recupero della fiducia nelle istituzioni democratiche, una fiducia che non implica delega a un potere terzo come la tecnocrazia UE o peggio alle oligarchie finanziarie. Il NO equivale a fiducia in se stessi e in Istituzioni non più ostaggio di un sistema vessatorio dominato dalla finanza internazionale. Dagli opinionisti mainstream viene la vulgata che sia la mancanza di fiducia a minare la ripresa economica. Una tale affermazione per quanto, in via di principio, condivisibile nei fatti si scontra con una realtà che alimenta tutto tranne la fiducia. L’attuale sistema economico è dominato dalla finanza internazionale e dalle politiche di austerità che minano alla base l’idea stessa di fiducia. Si fa fatica a capire che la fiducia tanto invocata dai mercati finanziari non è la stessa dei comuni cittadini che faticano ad arrivare alla fine del mese. Come si può pretendere fiducia da una Società che ha visto il reddito dei propri componenti calare, solo negli ultimi quattro anni, del 2,9% ? Come si può chiedere fiducia a cittadini che vedono politiche del lavoro che fanno crescere la precarietà riducendo i salari? Esattamente il contrario di ciò che alimenta la fiducia. Come si fa ad invocare fiducia quando si prospetta un progressivo impoverimento delle generazioni presenti e future? Come si può invocare fiducia quando siamo in presenza di un sistema sanitario avviato verso la privatizzazione che alimenta preoccupazione e sfiducia verso le istituzioni da parte dei cittadini? 11 milioni di persone rinunciano a curarsi per ragioni economiche. Come si fa a invocare fiducia quando la maggior parte delle famiglie non sa se investire o meno in formazione per i propri figli? I dati sull’abbandono scolastico, sul calo delle iscrizioni all’università, il crescente numero di NEET l’acronimo inglese di “Not (engaged) in Education, Employment or Training” sono eloquenti in merito. Per far tornare la fiducia in un sistema Sociale fatto da persone sempre più preoccupate del presente e del futuro non serve una “deforma” costituzionale che accentra il potere nelle mani di un “capo” eliminando qualsiasi forma di controllo e di contrappeso istituzionale. Non serve una delega in bianco ad un “capo” legibus solutus che comanda secondo discrezione. Ciò che serve è riconquistare la fiducia dei cittadini. Il miglior viatico per ricostruire la fiducia verso le Istituzione è la partecipazione democratica, il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche e la percezione che si è in presenza di un reale cambiamento delle politiche economiche. Il NO alle deforme costituzionali volute da JP Morgan è la speranza che qualcosa può ancora cambiare. E’ la speranza che possono cambiare le politiche di austerità imposte dalla Tecnocrazia UE e dalle oligarchie finanziarie alleate della Germania; e’ la speranza che ancora il cittadino conti qualcosa, che può esprimere un voto e che il suo voto ha un peso. La fiducia utile alla ripresa economica non è quella dei mercati finanziari, quella è la fiducia dello strozzino che sa di poter continuare a spremere il debitore. La fiducia che serve alla ripresa dell’economia è quella che scaturisce dalla consapevolezza che ciascun cittadino ha di contare ancora qualcosa per le istituzioni che lo rappresentano, confidando che le politiche attuate dal governo siano nei suoi interessi e non nell’interesse delle oligarchie.

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