La politica è alla deriva: affidiamoci ai militari!

di Angelo D’Amore. E’ un po’ di giorni che sono assente da queste pagine. Gli impegni lavorativi sono stati più pressanti ma anche la situazione generale e’ tale, da far ricredere anche il più ostinato ottimista o rendere sterile e ripetitiva la denuncia di chi cerca di evidenziare la pochezza della nostra politica, ormai giunta al capolinea. E’ partita la stagione del grande inciucio, in nome del Paese e dell’Europa. Tutti fintamente amici, tutti ancorati al proprio scranno, tutti forieri di buoni propositi. Le comunali hanno ribadito la disaffezione dei cittadini verso la politica. Un’astensione critica, quindi per niente casuale. Ha vinto chi ha perso meno. Si vive una situazione anomala, dove il PDL dato in crescita a livello nazionale, scompare dalla guida delle principali città italiane. Il PD, vero sconfitto alle politiche, si aggiudica tutti i principali Comuni andati al voto. Il M5S, d’improvviso perde la sua spinta propulsiva, dimostrando che dietro la forte figura del suo leader, il partito è ancora troppo acerbo e non organizzato sul territorio e che la sola rete, non basta a convincere chi da accende la tv per seguire Vespa e la De Filippi. Renzi nel frattempo, torna a fare i suoi monologhi televisivi, assurgendosi a nuovo salvatore della Patria, a profeta del cambiamento, dimenticandosi che lui, le primarie le ha già perse una volta e non è detto che riuscirà a vincerle mai. Il resto è noto a tutti. Fabbriche che chiudono, suicidi che aumentano, talenti e braccia italiche che lasciano il Paese. In modo provocatorio… dopo i militari nelle strade per combattere le mafie, ci vorrebbero uomini in divisa anche all’interno degli organismi dello Stato, funzionari a garanzia e tutela delle Istituzioni. Ormai l’agenda la detta l’Europa, meglio quindi mettere dei professionisti neutri a svolgere l’ordinaria amministrazione, vista la situazione di stallo prolungata della nostra politica. In un certo qual modo, il Governo tecnico avrebbe potuto svolgere tale compito ma si è visto che prima o poi, i tecnici sono diventati politici. Non si tratterebbe di un golpe, ma soltanto la presa di coscienza che da sola, la politica, la nostra politica, non può più garantire il normale svolgimento della vita democratica del Paese. A lungo andare, tale deriva, può soltanto far germogliare l’assoluta anarchia. Il Presidente Napolitano forse lo ha intuito da tempo. Per tale motivo, evidentemente, ha nominato dei saggi a riformare la Costituzione, sempre che gli stessi, riusciranno a farlo nei tempi richiesti dal Capo dello Stato.

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